Federica porterà la bandiera? No grazie. Ed è subito scandalo. L’invito all’onorifico incarico per le Olimpiadi di Londra cortesemente declinato dalla Pellegrini non poteva non costituire un delizioso boccone su cui media e opinione pubblica in genere potessero gettarsi a fauci spalancate, autentica leccornia, addirittura per trovare nutrimento. Qualcuno non si è sbilanciato, pochi hanno approvato, molti hanno commentato negativamente.
Va detto che, dall’alto dei suoi successi, la campionessa (pluri) quanto a carattere certe peculiarità le ha sempre evidenziate. E, probabilmente, proprio per questo – almeno soprattutto per questo – si è trovata rovesciata addosso una mezza valanga di critiche che vanno dallo scrollar di teste (già in precedenza chiamato a gran voce dalle sue stranezze e mai del tutto accantonato neppure dalle ripetute conquiste) all’asserita ignominia propria del rifiuto a portare il tricolore. Tante cose che, però, nel caso paiono decisamente discutibili.
Federica ha detto, chiaro e tondo, che si tratta di una rinuncia presa a malincuore certo non tale da intaccare, minimamente, il suo ben solido patriottismo motivando il comportamento con la possibile influenza negativa, sul fisico di una nuotatrice, di una mezza giornata all’inpiedi senza sosta come, irrimediabilmente, tocca all’alfiere di turno.
La Pellegrini dichiara dunque di rinunciare ad un’esibizione personale magari mista ad un pizzico di vanità per un criterio molto meno di facciata ma squisitamente tecnico.
É, appunto, una rinuncia, la sua. Non una conquista. Rinuncia ad un vanto pur nella sicurezza di ricevere critiche e commenti certo più di contenuto negativo che altro.
Insomma una Pellegrini caratterialmente decisa e forte come non mai.
Che se poi pensi di anteporre il sentir risuonare l’inno di Mameli in un’Olimpiade per la gloria di una Nazione alla sua personale non pare proprio suscettibile di critica alcuna.
E se deve sventolare il tricolore meglio che sia sul pennone più alto.
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