È una città ammaccata quella che sta uscendo da un inverno di piogge disastrose e di freddo assente, una città, Varese, eternamente alle prese con problemi annosi, scelte mai fatte e testarde, incomprensibili, opzioni. In queste ultime settimane la scena politico mediatica è stata occupata per intero dal destino della ex caserma Garibaldi, un rudere in avanzato stadio di decomposizione con qualche elemento architettonico degno di tutela; una vicenda dagli esiti incerti in cui Palazzo Estense rischia tuttora di ritrovarsi col cerino in mano di un manufatto pagato fior di quattrini allo Stato e di fatto indisponibile per una serie di vincoli di cui, al momento dell’acquisto, forse non si aveva esatta conoscenza. Se così fosse si tratterebbe di un incauto acquisto posto a carico dell’intera cittadinanza.
Ma la ex Garibaldi, non dimentichiamolo, è solo una tessera di un complesso puzzle di una vasta serie di urgenze di cui vale la pena stilare un inventario sia pure approssimativo. Cominciamo dai parcheggi. È saltato di fatto e per fortuna quello di villa Augusta, cocciutamente sostenuto dal Palazzo, che per anni non ha preso in considerazione altre possibilità, peraltro evidenti pure alle talpe cieche (in proposito le battaglie di Floreat e della nostra testata sono state esemplari), resta comunque da capire come finirà l’intera vicenda del Ponte del Sorriso, l’ospedale pediatrico assurdamente progettato fuori dagli spazi del Circolo. In attesa che l’autosilo di via Sempione faccia capolino, nel Piano triennale delle opere pubbliche resta confermato l’assurdo della spesa di circa tre milioni di euro per il parcheggio alla Prima Cappella (vedere i puntuali interventi di RMFonline) sul quale è calato l’assordante silenzio dei media locali.
Soltanto in apparenza meno nobile appare la questione delle strade straziate dalle piogge che hanno avuto buon gioco su asfalti approssimativi per giunta di continuo lacerati e suturati alla carlona da Enel, Aspem, Fastweb e compagnia cantante. L’assessore ai lavori pubblici Baroni promette, come sempre, interventi in tempi brevi che poi svaniscono nel nulla o quasi. Giova rammentargli che i costi del piano neve sono stati di sicuro molto inferiori a quelli preventivati e che quei fondi potrebbero essere destinati alla cura delle strade, un compito non eludibile per i comuni. Ci sono vie, nei rioni e nelle castellanze, che attendono da venti o anche trent’anni una decorosa sistemazione. Faccia un tour a piedi nella Varese nascosta, spesso la più bella, e si renderà conto il vicesindaco che non di sole rotonde vive la città.
Altra endemica urgenza è quella dei graffiti che infestano ormai interi brani del centro e delle castellanze (Biumo Inferiore ne è un notevole campionario), l’estate scorsa l’assessore Piatti aveva annunciato indagini a tappeto, una task force di Sherlock Holmes dell’imbratto e risultati concreti a breve grazie all’obbligo, in verità un po’ vessatorio, per le vittime del vandalismo di ripulire e tirare a lucido. Belle promesse ma di rilevante non è accaduto nulla.
Sullo sfondo di più lungo periodo restano la sbandierata e urbanisticamente rischiosa unificazione delle stazioni, la Gasparotto – Borri o un’altra eventuale alternativa per alleggerire un traffico aggressivo e disordinato. Al quadro già assai poco confortante delle magagne cittadine si è aggiunta nei giorni scorsi la sinistra pennellata dell’incendio doloso all’ippodromo delle Bettole, uno splendido impianto su cui si sta giocando una partita dai contorni poco chiari. Per tacere naturalmente del gelido Franco Ossola, del carcere dei Miogni, del Palaghiaccio, dell’illuminazione a singhiozzo, dei tombini intasati. Certo il patto di stabilità, ottusamente applicato dai governi romani, ha letteralmente tagliato le ali agli enti locali, dando fiato a nuove pericolose spinte neocentraliste. Nessuno lo può negare ma questo non può spiegare tutto.
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