Ho presentato al sindaco Fontana e alla giunta comunale di Varese la seguente interrogazione.
CONSIDERANDO che si sta profilando per la città di Varese e per i suoi cittadini l’ennesima sconfitta che farà diminuire il patrimonio dei beni comuni della città stessa (la città ha subito negli anni cinquanta la scomparsa del Teatro Sociale, seguita dopo qualche decennio dall’abbattimento del Mercato Coperto, dalla scomparsa di numerose ville in stile liberty, dal degrado del Castello di Belforte abbandonato fino ad essere classificato rudere –ma anche i ruderi se storici vanno salvaguardati-) dal momento che si è volutamente lasciato precipitare in un ingiustificato degrado l’edificio della Caserma Garibaldi, acquistata con importante esborso di denaro dei cittadini stessi, si sente la necessità e il dovere morale di chiedere qual è la profonda motivazione che ha impedito la minima manutenzione del tetto dell’edificio negli anni scorsi ed anche recentemente, quando la comparsa di gravi nuove stigmate richiedeva interventi urgenti, che il buon senso di ogni padre di famiglia avrebbe fatto se fosse successo su un edificio di proprietà della sua famiglia stessa.?
Perché questo atteggiamento di incuria nei confronti delle coperture degli edifici di proprietà del Comune, e quindi proprietà della comunità varesina, viene perpetrato continuamente come per esempio sulla parte più antica di villa Baragiola?
Per inciso: questo atteggiamento di incuria lo si rileva non solo nei confronti dei tetti ma anche di altri elementi, ad esempio le facciate di villa Mirabello o gli infissi di Palazzo Estense.
Non si pensa di essere stati eccessivi nella chiusura di via Spinelli considerando che le linee verticali della facciata della Caserma sono inclinate non verso l’esterno ma verso l’interno dell’edificio, – elemento questo facilmente constatabile se si paragona la linea verticale della parete con le linee verticali degli edifici circostanti – per cui se la parete stessa dovesse crollare è molto più probabile che vada verso l’interno dell’edificio, dove sono avvenuti i crolli delle volte dei locali del 2° piano, gravemente dilavate dalla scomparsa della protezione del tetto a cui non si è voluto porre rimedio?. L’esperienza insegna che un elemento verticale crolla quando il suo baricentro esce dalla base dell’elemento stesso, per cui nonostante gli indebolimenti dei terreni su cui appoggiano le fondazioni, le probabilità di crollo non sussisterebbero dato che la parete in contenzioso è verticale. Si fa ulteriormente presente che nel contenzioso tra il Ministero e la società che eseguì i lavori del posteggio sotterraneo, che certamente causò i problemi ai terreni delle fondazioni della parete, quest’ultima non fu impegnata a porre rimedi alla situazione, per cui si può affermare che la parete non sta crollando, ma si sta sbriciolando per azione del dilavamento delle acque piovane.
È stato affermato, in sede di commissione dei lavori pubblici, che assolutamente non si voleva essere responsabili di lesioni nei confronti dei cittadini se la parete si fosse degradata ancora di più, per cui si disse che si sarebbe provveduto ad ulteriormente rinforzare la barriera di plinti in calcestruzzo già messi in opera sulla via Spinelli; ma, fatto questo, si è poi, dopo qualche giorno, deciso di chiudere totalmente al traffico la via stessa. Ma perché si è fatta questa scelta, per i cittadini molto onerosa, e non si è messo in opera il suggerimento contenuto nella perizia dell’ingegner Perucchetti.”omissis … occorre procedere alla messa in sicurezza della facciata stessa con ponteggio di forza che la protegga in modo sicuro per il tempo necessario ad organizzare un qualsiasi intervento di demolizione o ristrutturazione. “ Perché si è voluto lasciar proseguire l’azione di dilavamento che l’acqua piovana svolge comunque sempre su ogni manufatto edilizio non più protetto dalla sua devastante azione?
Si chiede: Si pensa che l’attuale scelta sia meno costosa di altri provvedimenti più coerenti con il buon senso del padre di famiglia? Ma quanta benzina in più sono costretti a consumare i cittadini varesini che già hanno contribuito all’acquisto della Caserma? (qualcuno ha affermato che ogni cittadino, anche neonato, ha versato 40 E) Quanto inquinamento in più avviene nell’aria già martoriata della nostra città anche se il provvedimento di doppia corsia in Via San Pedrino e doppio senso in Via Metastasio hanno parzialmente rimediato agli ingorghi? Per quale motivo si è voluto creare questo disagio, che con maggior buona volontà e fantasia progettuale avrebbe potuto essere evitato anche considerando che, da come si stanno avviando le procedure, non si riesce a prevedere quando terminerà?
Si chiede: l’Ufficio legale del comune non intravvede gli estremi di omissione di atti dovuti?
Si chiede: Perché il difensore civico è silente su questo grave stato di cose? Non vede danni creati nei confronti dei cittadini?
E’ veramente con profondo dolore, costernazione e tristezza che si presenta questa interrogazione perché si constata mancanza di amore nei confronti dei cittadini, della città e dei suoi beni. Viene a mancare qualcosa che i cittadini si aspettano da chi si impegna a governare la città per il bene e non per il degrado della stessa, per cui ci si sente sempre più sudditi, esposti a decisioni che sembrano create ad arte per far suscitare reazioni di sfiducia. E così si sente mormorare da parte dei più rassegnati “ … ma se la vogliono buttar giù, che facciano in fretta …” ma come si presenterà Varese nei giorni futuri dell’EXPO con in centro un brillante discutibile rudere parzialmente mozzato al posto di un edificio che avrebbe potuto essere paragonabile in estetica allo SMART di Gallarate (tanto per citare un esempio)?
Emilio Corbetta, consigliere comunale P.D.
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