I due incontri promossi dal Decanato di Varese sulla figura di monsignor Carlo Sonzini, sacerdote varesino di cui è in corso la causa di beatificazione, hanno riproposto alla città un esempio luminoso di come la fede, vissuta nella sua integralità, lasci segni profondi nella storia di un territorio quando va a toccare la dimensione educativa e la formazione spirituale della cultura cristiana.
Il fattore dominante nella figura di questo sacerdote è stata la ricerca della santità, sperimentata e praticata come semplice adesione alla volontà di Dio nel quotidiano, nella certezza di poter riconoscere la sua presenza nei fatti stessi della vita. Senza voler riprendere tutti gli aspetti della sua personalità, vorremmo almeno ricordare il suo straordinario contributo alla diffusione della stampa cattolica come fondatore del settimanale Luce, sapendo che oggi è più che mai importante che il cristiano si inserisca nel variegato mondo della comunicazione con un proprio volto ed una propria precisa identità, utilizzando gli strumenti che la tecnologia ci offre, come ad esempio Internet, mantenendo un chiaro giudizio sulla realtà da comunicare.
Anzitutto colpisce che Sonzini abbia scelto per il suo apostolato di creare un settimanale cattolico legato ad un ambito territoriale definito e prossimo: non un giornale di portata nazionale, ma uno strumento per informare sulle vicende della realtà locale, dando rilievo alle notizie più dirette della vita quotidiana della gente e lasciando poco spazio alla discussione di carattere ideologico per sviluppare un giudizio più critico sulle vicende di casa propria. Infatti, a monsignor Sonzini interessava partire dalla realtà fatta di volti e di avvenimenti prima che di pensieri o interpretazioni, e in ciò è oggi straordinariamente moderno e controcorrente: contro una prassi in cui la notizia viene creata da chi la comunica, anzi spesso il fatto sembra essere preceduto da una volontà di piegarlo necessariamente ad un’opinione che si vuole imporre, Sonzini insegna il metodo di chi parte dalla realtà per ricavarne ciò che deve diventare notizia, servendo in questo la crescita della coscienza dei lettori.
Difendere la realtà come contenuto dell’informazione è essenziale per non stravolgere l’ordine delle cose, e il primato dell’accadere supera la capacità dell’immaginare o del voler forzare gli indirizzi dell’opinione pubblica. Il valore sta nella continua ricerca della Verità di quanto accade, ed il tentativo interpretativo non deve mai sconvolgere i dati o piegarli ad un giudizio preconcetto. Ciò passa attraverso un lavoro comunicativo il cui scopo non è convincere i lettori ma aiutarli a vivere al meglio la sfida offerta dalle circostanze. Questo monsignor Sonzini fece attraverso le colonne del Luce con un linguaggio semplice e chiaro per poter raggiungere proprio tutti.
Allora nasce anche una deontologia giornalistica che chiede di non rinunciare mai a comunicare il bene, soprattutto il bene, così che il lettore sia spinto a lasciarsi educare dalla realtà. monsignor Sonzini univa così la sua straordinaria capacità di educare le persone attraverso la predicazione e la parola del confessionale alla missione di educare anche attraverso i nuovi mezzi di comunicazione di massa, vivendo la sua vocazione di amore all’uomo attraverso l’azione culturale del saper dare un giudizio cristiano sui fatti che accadono.
Oggi più che mai la Chiesa ha bisogno di un linguaggio che esprima la “grammatica elementare dell’umano”, per comunicare in modo efficace una capacità di giudizio fondata sull’aderenza alla realtà. Solo così si può venire educati ad esprimere un proprio giudizio critico, senza rimanere imprigionati nella perversa gabbia delle ideologie. Oggi i tempi sono molto diversi, ma rimane la lezione della fiducia di monsignor Sonzini nella provvidenza che sostiene l’intelligenza alla ricerca della verità, e al tempo stesso utilizza ogni mezzo perché il bene possa trovare un’adeguata diffusione. Non esiste più La creatura di questo santo prete, il settimanale Luce, ma rimane l’esempio di come la parola scritta abbia saputo documentare e descrivere la ricchezza della vita di un territorio abitato dalla presenza viva di cattolici desiderosi di trasmettere dalle colonne di un giornale qualche segno della grazia che li ha conquistati. Riprendere il valore di questa lezione rilancia tutti in un rinnovato impegno ecclesiale che ci rimette nella tradizione inaugurata da questo sacerdote che speriamo di poter presto annoverare tra i santi della Chiesa.
Nella foto: don Sonzini, in alto al centro, tra i primissimi collaboratori del Luce (dal volumetto di Massimiliano Taroni, Mons. Carlo Sonzini, Editrice Velar 2013)
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