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Attualità

LA ROCCIA PIÙ DURA

SERGIO REDAELLI - 28/02/2014

La zona dove dovrebbe sorgere il parcheggio

Il parcheggio interrato alla Prima Cappella? “È una follia. Temo che dirlo non serva a molto perché il Comune ha già preso le sue decisioni, spero soltanto che i lavori non provochino danni alla chiesetta dell’Immacolata: il pericolo esiste, siamo su un tornante e sotto è tutta roccia del Sacro Monte, la più dura che ci sia”. Lo dice l’ingegner Arturo Redaelli, titolare con i figli Leandro e Lorenzo dello studio tecnico associato in via Speroni che coordina la manutenzione ordinaria e straordinaria della Via Sacra.

“Fu monsignor Pasquale Macchi a chiamarmi nel 1980 – spiega –. Monsignore mi disse che mi avrebbe affidato l’incarico di occuparmi del Sacro Monte a una condizione: che lavorassi gratis. Gli diedi la mia parola d’onore e da allora non ho mai accettato soldi. Per questo a Varese qualcuno mi ha soprannominato “l’ingegnere della Madonna”.

Lo Studio Redaelli (nessuna parentela con chi scrive) ha progettato e diretto i lavori più importanti sul viale sacro negli ultimi trent’anni, dai restauri ordinati da monsignor Macchi negli anni ottanta, cappella per cappella, alla realizzazione degli ascensori sotto la terrazza del Mosè: “Gli anziani facevano fatica a raggiungere a piedi il santuario – spiega l’ingegnere ottantaduenne –. Fu un lavoro impegnativo. Si dovette scavare nella durissima roccia di Santa Maria del Monte per ricavare i vani dei due elevatori, con corse di quattordici metri il primo e di otto metri il secondo. Ecco, lo stesso problema si presenterà con il parcheggio alla Prima Cappella. Parlo da trent’anni con i geologi e tutti confermano che quella del Sacro Monte è la roccia più resistente del Campo dei Fiori”.

Come fare, allora, per sbancarla? “Quando scavammo i vani per gli ascensori diventammo matti e alla fine decidemmo di chiamare la Betontaglio, il gruppo con sede in via Campigli specializzato nelle tecniche di demolizione controllata. Anche allora, a dire il vero, si diffuse un certo allarme per i possibili danni al vicino santuario. La ditta utilizza macchine dotate di dischi d’acciaio che, girando, tagliano i materiali più duri come i calcestruzzi, i cementi armati e la roccia. Costa di più ma almeno si è sicuri di non provocare danni. Personalmente sono convinto che la scelta del terreno in via del Santuario sia sbagliata e che i promotori non se la caveranno con la cifra di cui parlano (tre milioni) proprio per il costo degli scavi; per ricavare, oltretutto, un numero limitato di posti-auto”.

“Le vibrazioni potrebbero danneggiare la chiesetta del Bernascone che risale al 1604 – prosegue l’ingegnere –. Ricordo che già con monsignor Macchi fu necessario intervenire con piccoli rinforzi perché si erano aperte delle crepe. Per giunta all’Immacolata non c’è lo spazio per montare il cantiere, i committenti sono proprietari solo del pezzo di terreno da scavare e per impiantare il cantiere dovranno chiudere la via del Santuario. Sarebbe più adatta l’area dell’ex pizzeria. Appartiene al figlio di Toto Bulgheroni e a Monferrini della FIM che forse sono disposti a cederla e inoltre c’è già il passaggio di entrata e uscita sulla strada. Una possibile alternativa è costruire il parcheggio in piazza Montanari, lontano dalla zona monumentale e più vicino alla funicolare”.

Lo Studio Redaelli ha una lunga storia di progettazione a Varese. Nel 1928 il padre dell’ingegnere, Leandro, seguì la nascita del tribunale. Allora in quel luogo c’era una scuola che ospitava il monumento al Garibaldino ora in piazza del Podestà (la statua originale, in pietra, si trova all’interno della caserma). Settant’anni più tardi è toccato al figlio e ai nipoti ampliare il palazzo di giustizia con la collaborazione dell’ingegner Fagnoni di Firenze e realizzare l’aula bunker e il parcheggio per i giudici. Tra le tante attività, lo Studio ha realizzato il Lido e la Canottieri Varese, il campus di via Pirandello, ha ristrutturato la birreria Carlsberg e progettato lo stabilimento Lindt a Induno Olona, i palazzetti dello sport di Vedano e di Cassano Magnago, ha rifatto l’ospedale di Cuasso e l’ippodromo delle Bettole. Ora sta lavorando al palazzetto dell’Università dell’Insubria a Bizzozero.

Al Sacro Monte lo studio professionale si è preso cura della rizzada con la collaborazione dell’impresa edile Caravati dal primo arco fino al Mosè, ha sistemato i muri che rischiavano di crollare e inserito i tiranti nella roccia alla XI Cappella. “Manca solo la gradinata che sale dalla terrazza panoramica al santuario – spiega l’ingegner Arturo –, aspettiamo il sopralluogo del sovrintendente Giuseppe Stolfi. Si tratta di rifare i ciottoli spaccati e le alzate in beola e in sasso che sono rotte. Qualcuno ha chiesto anche d’installare i corrimani in quel tratto impegnativo per chi sale, ma Stolfi ha risposto che se il Bernascone non li ha messi, non sarà certo lui ad autorizzare l’aggiunta di corpi estranei: “Chi non ce la fa prenda l’ascensore”. Infine – conclude l’ingegnere – siamo intervenuti all’Arco di San Carlo dove le piogge avevano sbriciolato l’intonaco e lo abbiamo messo in sicurezza”.

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