“Spero che scriverai del grande evento della settimana”, mi provoca Sebastiano, sorridendo maliziosamente.
“Sai bene che non scrivo commenti di politica, almeno come contenuti, al massimo mi occupo del modo di comunicare… perciò su Renzi e sulle consultazioni, niente di niente.”
“Macché Renzi! Sanremo, il festival! Ancora non hai capito che alla gente non interessano i contenuti, ma l’evento mediatico; eppure te l’ho spiegato tante volte. Cosa vuoi che importi quel che dice il segretario del partito Pinco Palla uscendo dallo studio di Napolitano? Tanto nessuno dice niente che già non si sappia. Potrei andarci io, persino tu al posto loro, al posto di ciascuno di loro che non cambierebbe niente. Anche tu, se non ti scappasse da ridere, potresti recitare tutte le parti in commedia, uno dopo l’altro, da Salvini a Vendola, a Grillo, che faceva bene a non andare… Invece ha fatto bene ad andare a Sanremo, ad attaccarela Raiper mezzo della Rai, a provocare l’Usigrai. Per una volta mi è piaciuto un sacco!”.
Toccato. Non mi veniva in mente un argomento sufficientemente paradossale, ero indeciso se scrivere qualcosa. Ci provo, ma prima devo riassumere l’argomentazione di Sebastiano, per risparmiarvi sette pagine di raffinatezze frammiste a banalità.
Secondo Sebastiano, il vero rottamatore è Grillo, non tanto perché vuole mandare a casa una generazione di politici inconcludenti e con loro i partiti, tutti interi e tutti quanti, magari anche un gran pezzo delle istituzioni. Ha cambiato i luoghi della comunicazione e il linguaggio stesso della politica. E non intende i “vaffa” al posto dell’ipocrita cortesia verso l’onorevole collega; intende la voluta mancanza di un riferimento ideologico coerente, la mancanza di proposte alternative a quelle rifiutate, l’incollocabilità a destra, a sinistra, al centro, nello statalismo o nel liberalismo. Secondo l’amico Sebastiano Conformi, l’attacco di Grillo è portato allo snodo tra politica e società, costituito dal linguaggio politico, anzi dal linguaggio come tale. “I voti non si prendono – sostiene – sottoponendo al confronto i programmi, le proposte organizzative, la credibilità internazionale, la coerenza morale degli interpreti, cosa di cui la quasi totalità dei cittadini è sostanzialmente incapace, ma soltanto parlando in modo diretto, lavorando duro, un po’ di mazza e un po’ di lima, su quel fondo di reattività naturale al disagio di vivere, che facilmente scambiamo con la coscienza. Finito il voto di scambio, acquisita la borghesia progressista all’egemonia culturale della sinistra, sulla “cultura” politica non c’è partita, l’aveva vinta da tempo il vecchio PCI controla DC, figuriamoci il PD, rafforzato ora dai radical-chic e dai cristiani-adulti… contro nessuno. Ti faccio proprio l’esempio di Sanremo: non c’è nemmeno bisogno dell’intellettuale organico come Vecchioni, che sembrava la controfigura di Napolitano; anzi, l’imperturbabilità di Fazio mescolata alla scorrettezza programmata e al sarcasmo della Littizzetto faranno di più e di meglio per mettere in ridicolo chi non la pensa, anzi, chi non reagisce come loro”.
Così disse Sebastiano, ben prima che arrivasse, caviale sui maccheroni, il fatterello degli operai disoccupati, così funzionale al progetto, che se non accadeva spontaneamente …
“Toccato”, per la seconda volta, non avendo voluto assistere all’evento della settimana, incapace di sopportare l’ingresso della sullodata LL in bikini a balconcino e ponpon, sono andato a rilassarmi altrove e mi sono perso il meglio della lezione nazional-popolare di mammarai. Pentito, ho dovuto poi cercare i frammenti dell’accaduto tra giornali e TV. Ora mi sto perdendo pure la seconda serata, scrivendo l’articolo, dopo l’infausta Champions League. Scavo e riscavo nel blog di Grillo e non trovo traccia apprezzabile di questo attacco alla Rai e al suo gramscismo nazional-popolare. Non sono nemmeno più sicuro che Grillo e i suoi siano così consapevoli del valore politico della loro azione. Il blog è strapieno dei soliti insulti reciproci. Di significativo trovo qualcosa solo sul sito dell’Usigrai. La prima reazione è stizzita, non voglio fraintendimenti, ve la copio/incollo:
“Usigrai: Grillo approfitta dei riflettori di Sanremo per l’ennesimo comizio violento contro la Rai. Ora basta. Un violento comizio contro la Rai e contro il Servizio Pubblico. Ancora una volta Beppe Grillo sceglie la via dell’insulto, approfittando dei riflettori offerti dal Festival di Sanremo. E ancora una volta si rifiuta di rispondere alle domande.Questa continua aggressione contro migliaia di lavoratrici e lavoratori ha passato il segno. Le forze democratiche intervengano per dire basta. Si offrono microfoni e riflettori a questi linguaggi squadristi. Mentre si fa calare il silenzio sulle forze libere e coraggiose che vogliono riformare e rilanciare la Rai Servizio Pubblico. L’Esecutivo Usigrai”
Un secondo comunicato, invece, è assolutamente gramsciano, nello stile ‘i migliori siamo noi’:
“Usigrai: Grillo arriva con tre anni di ritardo. La foga da comizio fa brutti scherzi, anche a uno navigato nell’arringare il pubblico pagante e non come Beppe Grillo. Leggo da alcuni giornali che avrebbe lanciato lo slogan “Riprendiamoci la Rai”. Per carità, il copyright è libero, ma Grillo arriva con tre anni di ritardo, visto che proprio l’Usigrai tre anni fa lanciò una iniziativa con quel titolo. Un viaggio in giro per l’Italia che il sindacato dei giornalisti fece incontrando centinaia di cittadine e cittadini. Oggi noi già guardiamo più avanti e abbiamo lanciato #Rai2016, in vista del rinnovo della concessione di Servizio Pubblico. Il leader dei 5 Stelle deve chiarire, ammesso che gli convenga, se vuole restare al vecchio o vuole discutere con il sindacato dei giornalisti a un tavolo di confronto serio, con proposte concrete, per rilanciare la Rai Servizio Pubblico, plurale, sana, efficiente, sganciata dai carri dei partiti, dei governi e delle lobby. Vittorio di Trapani – Segretario Usigrai”.
“Che cos’è ‘sto Usigrai?” domanda Sebastiano fingendo ignoranza. “Il sindacato dei giornalisti RAI”. “Ah, quelli messi lì dai partiti e adesso dicono che non li vogliono più? Ma se sono l’intellettuale organico dell’antiberlusconismo, quindi del PD? Vedi che avevo ragione? E come tireranno la giacca al Rottamatore, questi pesano più della CGIL e della Confindustria messe insieme!”.
A questo punto mi arrendo. L’articolo lo ha scritto praticamente Sebastiano, torno a vedere il Festival, mezz’ora non può farmi male, sono solo canzonette.
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