Stavo percorrendo con mia moglie Luisella, dopo anni di assenza, i luoghi di Beppe Fenoglio e Cesare Pavese, la macelleria di Alba dei genitori del “partigiano Johnny”, la stanza dove la figlia Margherita ha di recente esposto la mitica carabina e la pistola della Resistenza usate dal padre e trovate per caso fra vecchie lenzuola della madre morta di recente, il Museo in cui sono conservati i carteggi del tribolato autore del “Mestiere di vivere”, quando, sulla via del ritorno, persa la strada, un po’ per la nebbia e un po’ per il micidiale peso dei lessi e dei brasati innaffiati dal Dolcetto, ci siamo trovati a Pezzolo Valle Uzzone, che detto così non dice proprio niente, un paesino di trecento anime a700 metrid’altezza schiacciato su uno degli ultimi costoni dell’Alta Langa, se non fosse il paese di Papa Francesco nel senso che da lì, alla fine del 1800, partirono per le Americhe i suoi progenitori, poveri in canna, in cerca di fortuna.
I paesani, contadini e agricoltori, quella vecchia storia la narrano con entusiasmo con chiunque si trovi a passare da quelle parti, pochi in verità, dopo averne ignorato per decenni le tracce o, peggio, snobbato la storia che Carlotta Vassallo, scomparsa centenaria nel 2005, snocciolava accanto al camino, di un cugino “arcivescovo in Argentina”, un pezzo grosso di quella Chiesa di frontiera dove la teoria della Liberazione era pari per dignità al Vangelo di Roma.
Pochi le credevano, a sentire oggi i paesani, ma lei non demordeva. Diceva il vero pur fra inciampi di nomi e di date. Oggi la sua tomba al cimitero è meta riparatoria. Lo confermano al bar quattro contadini che si misurano a scopa fra i fumi dei sigari e l’ombra di un “rosso”.
Mettiamo un po’ di ordine fra l’accavallarsi delle versioni. Il 27 febbraio 1884 nasce Rosa Margherita Vassallo. È la nonna paterna di Papa Francesco che, nella Buenos Aires degli anni ’30, aveva seguito la crescita del piccolo, nato da Mario Bergoglio, suo figlio e da Regina Maria Sivori, la moglie. Una nonna amatissima da Papa Francesco come si era affrettato a ricordare pochi giorni dopo la nomina al soglio di Pietro, l’arcivescovo emerito di Torino Severino Poletto. Il presule aveva aggiunto che, mentre i genitori del Papa lavoravano, nonna Rosa si prendeva cura del nipotino insegnandogli anche qualche parola “in piemontese” perché le radici natie non si perdessero per sempre.
La leggenda che poi è storia vera spazza il paese in lungo e in largo. Tutti hanno qualcosa da dire nella speranza che un giorno o l’altro Francesco possa venire da queste parti “ai confini del mondo”, terra povera, estranea ai ricchi piatti della Langhe ma unicamente legata ai campi di patate e alla coltivazione delle nocciole. Magari per visitare, nella terra baciata dalla Bormida e dal torrente Uzzone, il Santuario Mariano del Todocco dedicato alla “Madre della Divina Grazia”, un luogo frequentato un tempo dai lavoratori della terra, quelli miserabili della “Malora” di Fenoglio, che imploravano un freno contro i nubifragi e figli per le coppie sterili. Proprio da queste parti, dicono in paese, in una casa di pietra, con tre stanze, una stalla per gli animali e un fienile, ora di proprietà di due signore straniere, era vissuta nonna Rosa.
I Vassallo avevano anche dei parenti emigrati in Francia. La scoperta si deve a Flavio Monte, un ricercatore autodidatta di Alba, tipografo in pensione di “Famiglia Cristiana”, che con la nomina di Bergoglio ha assunto una imprevista notorietà. Alto, grosso come una quercia, capelli bianchi e un barbone, Flavio Monte da decenni aveva battuto per curiosità tutti gli archivi parrocchiali dell’Alta Langa recuperando l’albero genealogico della famiglia di colui che il Conclave avrebbe indicato come il successore di Benedetto XVI. Erano saltate fuori quattordici generazioni compresa un’ascendenza ad un certo Enrico Vassallo del 1500.
Come se non ce ne fosse abbastanza ora si discute, con qualche inevitabile forzatura verbale, se la casa di nonna Rosa sia in Piemonte o in Liguria. Il “campanile” conta ancora parecchio. La zona infatti non è lontana da Piana Crixia in provincia di Savona dove il parroco don Nino Pelegato, per non perdere tempo, ha preso carta e penna e ha scritto al Papa che gli ha subito risposto. Nel messaggio c’era l’invito a visitare il Santuario. A Pezzolo l’iniziativa, secondo alcuni, non è stata molto apprezzata. Dicono che sarebbe spettato a loro, fare il primo passo. Frattanto circolano gigantografie di Francesco e immaginette stampate con eleganti pieghevoli dalla “Gioventù Ardente Mariana” vicina al Santuario, presagio forse di una visita imminente.
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