Diventerà un film la storia di Giuliano Guareschi – Montagna, il figlio avuto da una relazione giovanile del creatore di Peppone e Don Camillo. Lo hanno annunciato a Roma gli stessi produttori italo – australiani che hanno comprato i diritti della biografia Una vita per mio padre.
Ho conosciuto Giuliano durante la Giornata della Gioventù del 2008 in Australia, dove era emigrato. A me e al collega Fabio Zavattaro del Tg1 concesse una lunga intervista andata in onda poi nelle rispettive testate. Adesso che non c’è più (è morto tre anni fa) e che i suoi occhi curiosi ma perennemente velati di malinconia si sono chiusi per sempre in una casa di riposo con vista sulla baia di Sydney tra le braccia dell’inseparabile moglie Giancarla, è giusto ricordarlo non solo come il figlio naturale del grande Giovannino ma anche come un valido giornalista. Ha dovuto attendere di aver oltrepassato i settanta anni per vedersi finalmente riconosciuto – da una sentenza del Tribunale di Parma in seguito al test del DNA – il diritto a portare quel cognome accanto a quello dell’uomo che aveva poi sposato la giovane mamma Luisa.
Raggiunse Sydney su consiglio dello stesso padre per la paura che la notizia di un figlio non riconosciuto potesse mettere in difficoltà le lotte che Giovanni Guareschi aveva intrapreso in Italia. Erano gli anni delle elezioni politiche del ’48, dei ‘trinariciuti’ ma anche di un moralismo cattolico che mal avrebbe digerito una storia del genere. Giuliano inizia così, nel più totale incognito, a collaborare per il quotidiano australiano in lingua italiana La Fiamma fino a diventarne direttore. Una carriera tra radio e giornali dedicati ai tanti connazionali presenti nell’isola, agli antipodi del piccolo mondo antico in cui era cresciuto. Ci raccontò: “Nel ’68 il mio caporedattore mi chiama e dice: è morto uno scrittore delle tue parti, scrivi un pezzo. Fu cosi che dovetti buttare giù l’articolo più difficile della mia vita, quello per la scomparsa di mio padre Giovannino Guareschi”.
Da autentico pioniere del giornalismo, sperimentò a Sydney le difficoltà nella raccolta di informazioni da Roma e collaborò al successo delle numerose campagne intraprese dal giornale per la comunità italiana, come quella per il trasferimento delle pensioni australiane per chi rimpatria, o quella più recente per il diritto del voto all’estero.
Una miniera di aneddoti, Giuliano, anche quando parlava senza alcun rancore ma anzi con grande affetto del papà. “Giovanni XXIII dormiva con sul comodino accanto al letto, oltre al Vangelo, una copia del Don Camillo - raccontava – Un giorno chiamò mio padre e gli propose di scrivere un catechismo per bambini. Ma lui così lontano da ogni circolo culturale, politico, ecclesiale, rifiutò”.
Chi era Giovannino Guareschi? “Un grande uomo e un grande scrittore – rispondeva -. Da lui ho imparato a raccontare la realtà semplicemente. Se un lettore si ferma a domandarsi cosa vuol dire quello che ha appena letto, hai già sbagliato”.
E dell’Italia dove tornò raramente, soprattutto negli ultimi anni della sua vita per problemi sanitari e legali, mantenne un ricordo vivo e appassionato. Anche se chiudeva ogni conversazione chiosando: “Certo la politica italiana… già seguirla da Roma è impossibile, ma da Sydney appare addirittura ridicola”.
Chissà cosa avrebbe da dire oggi.
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