In occasione della XXII giornata mondiale del malato la Cappellania dell’Ospedale di Busto Arsizio ha promosso una conferenza che ha visto come relatrice suor Anna Maria Villa, direttrice del poliambulatorio dell’Opera San Francesco di Milano, che offre assistenza sanitaria ai poveri della città, in particolare a stranieri irregolari e a italiani senza fissa dimora. Oltre al Poliambulatorio l’Opera San Francesco dispone di una mensa, di un guardaroba, di un servizio docce e della collaborazione di oltre 700 volontari, di cui 200 medici.
L’Opera San Francesco è nata a Milano nel 1959 dall’incontro tra un frate cappuccino, fra Cecilio, e un industriale milanese, Emilio Grignani; in tutti questi anni ha continuato a espandersi, fino a diventare quello che è oggi, una vera propria holding della carità in terra meneghina, che ha fornito nell’arco dell’anno appena trascorso 858.220 pasti, 66.330 docce, 12.522 cambi d’abito, 40.140 visite mediche.
Suor Anna Maria si è laureata in medicina e specializzata in pediatria e neonatologia all’Università Statale di Milano ed è poi entrata, all’età di 33 anni, a fare parte della congregazione delle Suore Cappuccine di Madre Rubatto. La conosco da diversi anni, in quanto collaboro come volontario con il poliambulatorio di cui è direttrice, servizio del quale conosco bene l’elevato livello qualitativo raggiunto.
Ma ciò che più mi ha colpito ascoltando la testimonianza di suor Villa sono stati due giudizi, che possono gettare una luce nuova sul lavoro, di chi come me, per professione, si dedica alla cura degli altri: ciò che diamo agli altri non è nostro, ci è donato; è una grazia che arriva all’altro attraverso di noi (io dico, scherzando, che quando combino qualcosa di buono per i miei pazienti, mi verrebbe da voltarmi indietro per vedere chi è stato) e, secondo, la fiducia nella provvidenza rappresenta una apertura della mente: affrontare il problema, che mi trovo di fronte, con l’ipotesi che Colui che mi concede la grazia di operare il bene, mi possa mostrare una soluzione al problema che io non avrei immaginato.
L’orazione finale delle lodi mattutine del lunedì della prima settimana del salterio recita così: “Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto: perché ogni nostra attività abbia da te il suo inizio e in te il suo compimento”.
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