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Attualità

IL PGT DI VARESE DOPO L’ADOZIONE

OVIDIO CAZZOLA - 14/02/2014

Riprendo le considerazioni che da tempo faccio sulla pianificazione varesina, sulle aperture che la legge regionale n.12/2005 offriva per il superamento dei precedenti criteri di gestione territoriale.

Queste considerazioni sono ad ‘adozione’ avvenuta del PGT da parte del Consiglio comunale, primo atto nel processo di approvazione del Piano che consente la presentazione entro il prossimo 22 marzo delle ‘osservazioni’ per la richiesta di modifiche da parte di enti e cittadini.

La documentazione disponibile on-line è ricca di informazioni sulla situazione del territorio comunale e sulle nuove proposte di Piano. Tre sono le documentazioni illustrative del PGT: il Documento di Piano, il Piano dei Servizi, Il Piano delle Regole.

È il Documento di Piano che presenta i contenuti del progetto e indica le prospettive di sviluppo urbanistico della città. Fra gli obiettivi centrali enunciati viene posto in evidenza il potenziamento del ruolo di Varese “nel contesto territoriale in cui è inserita”. Vengono richiamate a tale riguardo le indicazioni dell’Associazione Varese Europea ipotizzando un’area varesina ristretta, un’area varesina diffusa, un’area varesina potenziale.

Il riconoscimento delle relazioni territoriali, economiche, infrastrutturali, culturali sul territorio vasto della Città reale non si traduce tuttavia in proposte, alcune possibili, che possano caratterizzare la proposta di PGT.

Certo è compito della politica del Capoluogo, delle sue visioni della realtà di questa fascia prealpina, delle sue ricchezze ambientali e storiche, promuovere il dialogo/confronto con le altre realtà amministrative comunali, in assenza ormai non recuperabile (come pare) del ruolo non esercitato per tempo dalla Provincia di Varese.

In mancanza, il PGT ripiega sul territorio comunale, non affrontando temi che pure potrebbero già oggi indicare un futuro condiviso intercomunale. I contenuti di Piano si riducono quindi alla gestione dell’esistente, non affrontando anche problemi che da tempo richiedono, per la loro evidenza e urgenza, soluzioni ragionevoli e incisive.

Ritengo invece che sia possibile e necessario affrontare, nell’ambito anche del solo territorio comunale del Capoluogo, temi centrali per il futuro della Varese reale che comprende, nella stima anni ‘90 della Oikos, redattrice del PRG ancora in vigore, almeno 180 mila abitanti.

Il PGT che procede verso l’approvazione non può limitarsi alla considerazione di ambiti strategici ristretti, delle aree di trasformazione possibile, della normativa che regola l’edificazione.

Ma deve impegnarsi, dare indicazioni sui grandi temi che abbiamo bisogno di considerare. Varese può essere/diventare città congressuale, sufficientemente dotata in luoghi strategici, simbolici, significativi, che esaltino la bellezza del suo paesaggio? O deve accettare la insufficiente sua attuale condizione di accoglienza?

Il teatro, che desideriamo appassionatamente, può essere, come nel passato, una realtà conclusa autosufficiente e non deve essere parte di un organismo composito di grande offerta articolata culturale? Dove ci si confronta e si progettano i nostri destini civili?

Quale ruolo di maggiore rilievo deve assumere nella Città la presenza e lo sviluppo dell’Università? È accettabile che l’immagine universitaria sia esclusivamente rappresentata nell’isolamento del ‘campus’ di Bizzozero invece che mantenuta con il rilievo necessario nei luoghi della centralità urbana?

All’inizio del secolo scorso un gruppo di uomini, nella prospettiva che ormai si andava affermando di un’area varesina di notevole attrattiva residenziale e turistica, fondandosi su una rete articolata di trasporto pubblico ferroviario e tramviario, compiva scelte e realizzazioni che ancora ci osservano e ci interrogano, con i grandi complessi alberghieri del Campo dei Fiori e del Palace, testimoni certo di un’epoca forse a suo modo felice che ancora può suggerire molto anche a noi oggi.

Perché la nostra bellezza esiste ancora, anche se più volte offesa. Per la quale occorre una cura che consenta di riconoscerla. Che va rimessa in gioco in questo territorio prealpino. Anche in occasione dell’Expo.

Il nostro Sacro Monte, il nostro lago con la corona degli altri laghi prealpini, lo scenario delle Alpi ci chiedono una pianificazione che valorizzi luoghi e accessibilità, offerti all’ammirazione delle persone più che alle pretese dei veicoli. Facendo rifiorire questa Città per l’affetto che può offrire a chi la desideri.

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