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Attualità

RETE MUSEALE DIMENTICATA

SERGIO REDAELLI - 06/02/2014

La mostra del Legnanino lontana dal Sacro Monte

Una rete museale unificata con la regia del Comune di Varese per implementare i visitatori e i servizi: con questo roboante annuncio l’assessore alla Cultura di Palazzo Estense, Simone Longhini, comunicava alla cittadinanza il 29 ottobre 2013 la proposta della Giunta di realizzare una rete delle sedi museali del Comune (Villa Mirabello, Castello di Masnago, Sala Veratti) e della Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte (museo Baroffio e spazio espositivo alla Prima Cappella, di prossima apertura, con gli abiti liturgici di papa Montini e gli oggetti donati da monsignor Pasquale Macchi). Un progetto davvero interessante anche in previsione di Expo 2015 di cui, però, si sono perse le tracce.

Dalla fine d’ottobre dello scorso anno, il Comune non ha più fatto sapere nulla e l’idea è caduta nel dimenticatoio. “Nella prossima primavera – spiegò allora l’assessore – nascerà lo spazio espositivo Paolo VI alla Prima Cappella e con il museo Baroffio e i musei cittadini potremo realizzare una gestione integrata. Tra pochi giorni scade il bando della Fondazione Cariplo per questo tipo di progetti. La rete porta molti vantaggi: la possibilità di un’unica bigliettazione con prezzi scontati e l’uniformità degli orari. Potremo anche puntare sul merchandising che oggi è sostanzialmente nullo e realizzare un sito e-commerce come nei grandi musei. L’obiettivo è incrementare il pubblico”.

Nel 2010 i visitatori delle tre sedi comunali furono 12.500 e salirono a 16mila nel 2011: “Dobbiamo continuare su questa strada – si ripromise Longhini – magari puntando su brand forti come quello del Sacro Monte. Il progetto di rete ha una durata triennale”.

Sembrava dunque tutto fatto e invece è successo qualcosa che ha mandato a monte la bella iniziativa. Che cosa è successo? Semplicemente il progetto non è stato finanziato. Il 17 dicembre 2013 la Fondazione Cariplo ha reso noti i contributi approvati e, tra loro, non figurava la rete museale varesina: approvata sì, ma non finanziata perché la banca ha dato la priorità ad altri progetti lombardi come l’Opificio del suono al Museo Stradivari di Cremona e la valorizzazione dei giardini storici a Cinisello.

Non è scandaloso che la Fondazione Cariplo abbia preferito questa volta finanziare altre proposte. Tutti sanno quanta sensibilità la banca ha sempre dimostrato per la tutela del patrimonio d’arte sulla Via Sacra e all’interno del santuario e il costosissimo restauro della cripta è solo l’esempio più recente (il 70% a carico di Cariplo, il 30 sulle spalle della Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte). Si potrebbe criticare l’assessore che si è “venduto” la pelle dell’orso prima di averlo ucciso e poi si è dimenticato di dire che l’orso era scappato. Ma in fondo si è trattato di un veniale eccesso d’entusiasmo e non ce la sentiamo di prendercela con Longhini.

Del sistema museale non si farà niente e l’idea resta valida per la prossima volta. L’episodio potrebbe però servire da lezione per migliorare un difetto cronico del Comune di Varese, quello di non segnalare a Santa Maria del Monte le iniziative che prende in città, come la mostra in sala Veratti del Legnanino (che operò proprio al Sacro Monte) o la mostra del Nuvolone l’anno precedente, sempre in sala Veratti, dedicata alle opere che l’esimio pittore realizzò sulla Via Sacra. Forse, l’errore è considerare il Sacro Monte soltanto un “brand”: suona un po’ riduttivo se a dirlo è il responsabile della cultura.

Dispiace che Palazzo Estense si faccia bello del patrimonio Unesco davanti al mondo intero e poi non si sforzi di contribuire almeno un poco ai costi di mantenimento di questo straordinario luogo. A volte non sembra neppure un problema di soldi ma di testa, anche se di recente il sindaco Attilio Fontana ha avanzato un’interessante proposta per riaprire il rustico Pogliaghi utilizzandolo come sede alternativa alla Sala Veratti. Basterebbe un poco più d’attenzione e, magari, un piccolo settore del bilancio comunale per difendere il patrimonio d’arte, di storia e religione di cui tutta la giunta comunale va giustamente fiera.

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