Cosa dire sulla Caserma Garibaldi dopo la “pezza” che ci ha messo il presidente della Regione con una elargizione, soldi di tutti noi contribuenti, alla patetica giunta del Comune di Varese capeggiata dal suo sindaco? 15 milioni di euro per tacitare, in questo momento, una vicenda che si tira avanti da 40 anni ( la caserma ha 154 anni) con pagine altamente gloriose ad altre appesantite da vistosi abbandoni.
Ci si domanda se l’annunciato stanziamento, che seguirà la delibera di avvio dell’accordo di programma per piazza Repubblica, abbia il segno dell’emergenza dopo l’accertamento che un’ala dell’immobile, dedicata alla prestigiosa figura di Giuseppe Garibaldi, sta per crollare per la insistita incuria dello Stato e dal 2007 dell’amministrazione comunale che ha ritardato anno dopo anno ogni sensata decisione o l’intento è di congelare con discussioni, delibere, chiacchiere l’inderogabile necessità di dare un volto nuovo alla mal gestita piazza della Repubblica?
A Palazzo Estense gli esperti riunitisi intorno a un tavolinetto avevano vaticinato che con la somma di 200.000 euro avrebbero demolito il fatiscente lato del complesso affidandosi, poi, diciamo noi, al dio della divinazione e degli affari, Mercurio. Senza idee, senza programmi, senza progetti a lungo raggio e, dicono, senza soldi piagnucolando che le casse comunali sono vuote e non misurandosi con le istanze preposte per la riqualificazione dell’area quali i tecnici, gli ordini degli architetti e degli ingegneri, gli urbanisti, gli enti sociali e produttivi, i cittadini ci si chiede dove andranno a finire.
Solo parole, parole vane e vuote, una vera e propria insensatezza politico-amministrativa. Fontana ha lodato la “tempestiva soluzione di Maroni di un problema che si discute da tanti, tanti anni”. Sic!
Adesso dopo l’auspicabile demolizione di “solo due piani” che si farà? Si ripeteranno a non finire le riproposizioni burlesche da teatrino di periferia sul vetusto tema del “nuovo, vero Teatro” o ci sarà finalmente una svolta che cancelli l’ignominia delle promesse mai mantenute?
L’ordine degli architetti ha indicato, concretamente, un concorso pubblico aperto a studiosi di altri Paesi per presentare progetti realistici capaci di trasformarsi in atti esecutivi e altrettanto ha fatto l’ordine degli ingegneri anche loro propensi a favore di un concorso pubblico sorretto da un coinvolgimento dei cittadini al fine di salvaguardare memorie storiche, fulgide tradizioni, valori inalienabili.
Ancora un interrogativo: sarà sempre la Regione a sostenere i progetti, le realizzazioni, gli investimenti per ridare un volto nuovo a una zona strategica della nostra città o i signori al governo del Comune si palleggeranno reciproche giustificazioni per affossare o rinviare nel tempo la “canzone del teatro”?
Sorge il dubbio che la giunta Fontana non ci sarà più in quei giorni di luce (se ci sarà il teatro!) nei quali riverseremo tutte le nostre speranze e attese in quella che verrà dopo, sognando che un giorno andremo a teatro sicuri di non ritrovare più sul palcoscenico quei vecchi comici che non ci hanno mai fatto ridere.
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