Per il quarantesimo della morte di Jacques Maritain (1882-1973), il filosofo cristiano più conosciuto nel mondo, le cui opere sono tradotte non solo in tutte le lingue europee, compreso il croato e il norvegese, ma anche in cinese, in arabo, in giapponese, due Università si sono impegnate in convegni di studio per ricordare l’attualità del suo messaggio nel diversi campi del sapere, dalla teologia alla filosofia, dall’arte al diritto, dalla politica alla pedagogia.
A Roma, l’Università Salesiana ha rilevato l’influenza del filosofo francese sul Concilio Vaticano II e anche sulla politica dei cattolici democratici in Italia; a Milano, l’Università Cattolica ha messo a fuoco l’apporto di Maritain sul piano della cultura, riscontrando la sua influenza sui poeti e sui romanzieri. In entrambi i convegni Michel Fourcade dell’Università di Montpellier e presidente del “Centre d’études Jacques et Raïssa Maritain” di Kolbsheim, ha analizzato la posizione di Maritain nell’universo dei filosofi tomisti, che non vuole essere paleo-tomista o neo-tomista ma semplicemente un realismo alla ricerca della verità, ovunque essa si trovi.
Avendo partecipato ai due convegni, non potendo dare spazio a tutti gli interventi – solo in Cattolica dieci docenti sono intervenuti alle tre tavole rotonde sulla poesia, sull’arte, sulla musica – mi limito agli aspetti più significativi e a quelli che possono interessare il lettore e alla mia testimonianza, che ha coinvolto anche un gruppo di giovani studenti di filosofia della Cattolica, dove ho insegnato per più di venti anni.
Due le lezioni magistrali. Il cardinale Paul Poupard, a Roma ha ricordato l’influenza di Maritain su Paolo VI e gli interventi di Charles Journet, che con Maritain ha scambiato più di duemila lettere, in Concilio. Nella “Dignitatis humanae” sulla libertà religiosa e nella “Gaudium et Spes” sono evidenti le tracce del suo pensiero, che distingue, senza separare, religione, cultura, politica, perché il cristianesimo non è greco o latino, di destra o di sinistra, ma è sovra-culturale e sovra-politico.
A Milano, Pietro Coda, dell’Università di Loppiano ha sottolineato come Maritain nel suo linguaggio espressivo sia passato dalla “ontologia”, ferma alla intelligibilità dell’essere, alla “ontosofia” che comprende anche la rivelazione di Dio, perché la saggezza filosofica si completa nella saggezza teologica e nella saggezza mistica. Su questo tracciato si è inserito Vittorio Possenti dell’Università di Venezia, commentando l’opera fondamentale “I gradi del sapere” su cui Maritain ha lavorato dal 1932 al 1963 con continui approfondimenti, per raccordare la scienza e la saggezza, Einstein con san Giovanni della Croce, sulla base del principio “distinguere per unire”.
Luigi Bonanate dell’Università di Torino ha presentato un libro, che ha curato con Roberto Papini dell’Università di Roma, “La luce della ragione” per ricordare i cinquant’anni della “Pacem in terris” di Giovanni XXIII, che non è lontana dalle posizioni maritainiane, anche se non vi si riferisce. Giuseppe Lupo della Cattolica ha ricordato come Adriano Olivetti nei suoi scritti e nell’organizzazione del movimento “Comunità” si sia ispirato a Maritain, tanto da utilizzare le distinzioni e correlazioni filosofiche tra persona e comunità, tra corpo politico e Stato, e sia stato il primo a tradurre le sue opere, da “Cristianesimo e democrazia” a “I diritti dell’uomo e la legge naturale”.
Quanto a me, dopo avere ricordato che mi sono laureato, nel 1947, a Torino con la prima tesi in Italia su Maritain, e che, su invito di don Giovanni Barra, per l’editore Borla nel 1962 ho fatto la prefazione a “Umanesimo integrale” suscitando le preoccupazioni di Maritain, per il rischio che la sua opera finisse messa all’“Indice”, ho presentato i legami tra la Cattolica e il filosofo francese. Agostino Gemelli e Maritain si conoscono nel 1906 a Heidelberg alla scuola di Hans Driesch, poi si ritrovano nel 1931 al un congresso di filosofia a Salisburgo e nel medesimo anno Maritain viene in Cattolica a tenere tre lezioni di filosofia. Gemelli nel 1952 fa tradurre l’opera politica più importante “L’Uomo e lo Stato”, che la rivista “La Civiltà Cattolica” stronca con una recensione negativa di Antonio Messineo. Nel 1958 vorrebbe insignire Maritain della laurea in “scienze politiche”, ma trova una forte opposizione e solo G.B. Montini, allora arcivescovo di Milano riesce a farla assegnare in “scienze filosofiche”.
Ma il primo a fare conoscere Maritain, negli anni ’30, è stato Alcide De Gasperi che, durante il regime fascista, viveva confinato, come in esilio, protetto da monsignor Montini e scrive delle vicende francesi su “L’Illustrazione Vaticana”; dopo la liberazione nel 1948, in una conferenza a Bruxelles “Le basi morali della democrazia” indica in Maritain e Mounier i maestri del personalismo cristiano, che si differenzia sia dal liberalismo che dal socialismo. Anche De Gasperi, per queste sue idee sullo Stato democratico e sulla l’autonomia dei laici, viene attaccato da padre Messineo.
Giuseppe Lazzati, rettore della Cattolica dal 1968 al 1983, è sulle posizioni di Maritain e con lui distingue, senza separare, l’azione cattolica e l’azione politica, l’“agire in quanto cristiano” a livello di società ecclesiale e l’“agire da cristiano” a livello di società civile e fa tradurre numerose opere di Maritain dalla editrice della Università. Solo con il Concilio Vaticano II vengono accolte a livello ecclesiale le idee di Maritain, e Montini – Paolo VI al termine del Concilio consegna proprio al filosofo francese il “Messaggio agli uomini di pensiero e di scienza”
Veniamo alla tre tavole rotonde che hanno avuto rimandi alla cultura piemontese. Elena Pontiggia dell’Accademia di Brera ha ricordato che è stato un torinese, Giuseppe Gorgerino, a fare conoscere l’estetica traducendo per la sua rivista “Il Davide” alcune pagine dal volume “Arte e Scolastica” e che a quest’opera si ispirarono diversi artisti da Gino Severini a Tullio Garbari, da Carlo Carrà a Aligi Sassu. Molto importante la testimonianza di Olivier Rouault, nipote dell’ artista, che ha fornito informazioni sull’amicizia del filosofo con suo nonno. Rodolfo Balzarotti ha ricordato il viaggio di William Congdon nel 1961 a Parigi per ottenere da Maritain la prefazione al libro “Nel mio disco d’oro: itinerario a Cristo”.
Molto interessante il contributo di Giulia Radin, della Fondazione Sapegno di Morgex (Aosta) alla tavola rotonda sulla poesia, perché ha raccontato come sia stato Ungaretti a convincere Maritain a partecipare ad un’inchiesta indetta nel 1931 dal quotidiano “Gazzetta del popolo”, scrivendo una “Nota sulla poesia moderna”, e perché ha letto alcune lettere, inedite, scambiate tra Maritain e Giovanni Papini. La due giorni di Milano si è chiusa con una tavola rotonda sulla musica. Giovanni Botta, che ha pubblicato la corrispondenza tra Maritain e Stravinskij, ha sottolineato come la musica sia alla radice di ogni opera, qualunque sia il segno che essa usa, la parola, la figura, il gesto, perché da una emozione musicale nasce un’intuizione poetica che la virtù dell’arte concretizza nell’opera.
Due convegni che hanno esplorato l’universo maritainiano aprendo ulteriori piste di ricerca e di approfondimento per un filosofo che nei suoi discorsi all’Unesco ha indicato al XXI secolo le vie per una globalizzazione che non sia solo economica, ma anche politica nella collaborazione tra popoli e culture diverse, nel rispetto dei diritti di ogni persona.
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