In questi giorni dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri il nuovo piano nazionale per gli aeroporti, messo a punto dal ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Per Malpensa si apre un concreto spiraglio di rilancio come grande aeroporto internazionale, anche se il piano comunque non risolve le ambiguità che hanno finora impedito un concreto sviluppo dello scalo nella brughiera.
Secondo il piano, Malpensa sarà il solo aeroporto considerato “strategico” nell’area nordoccidentale, mentre Torino e Linate, così come Genova e Bergamo vengono considerati semplicemente aeroporti “di interesse nazionale”. Oltre a Malpensa, nel primo livello degli scali strategici ci sono: Venezia per il Nord-Est, Bologna per il Centro-Nord, Fiumicino per il Centro Italia, Napoli per la Campania, Bari per la zona Mediterraneo – Adriatica, Lamezia per la Calabria, Catania per la Sicilia orientale, Palermo per la Sicilia occidentale. Va bene che l’Italia è un Paese largo (al Nord) e lungo (al Sud), ma nove aeroporti strategici appaiono probabilmente tanti e legati a scelte che hanno a che fare più con la politica in senso largo che con la “politica dei trasporti” in senso stretto. Si capisce benissimo, per esempio, come mettere sullo stesso piano i due aeroporti siciliani risponda all’esigenza di non penalizzare Catania, che ha il maggior numero di transiti, e nemmeno Palermo, che come capoluogo di regione non avrebbe sopportato l’affronto di essere declassato.
Ma torniamo al Nord. Per Malpensa l’effetto più concreto, ma ancora non definito, dell’essere considerata strategica nella rete aeroportuale è la priorità nel finanziamento delle infrastrutture viarie e ferroviarie di collegamento. Per rispondere all’aumento della domanda di traffico e per migliorare la qualità dei servizi, dovranno infatti essere individuate le opere necessarie per migliorare l’accessibilità con il potenziamento di ferrovie e strade di connessione nei nodi urbani. Ferrovie e Anas sono chiamate a pianificare e realizzare, come opere «urgenti e indifferibili», i collegamenti dei tre scali intercontinentali di Fiumicino, Malpensa e Venezia.
C’è quindi una via preferenziale, ma per Malpensa mancano per ora i progetti, tranne il breve prolungamento della linea ferroviaria per collegare anche il Terminal Due. Ma proprio l’attuale linea ferroviaria è un vero e proprio tallone d’Achille: non è inserita né nella rete dei trasporti urbani milanesi, né in quelli regionali, né tanto meno in quelli nazionali dopo il flop del tentativo innaturale e velleitario, durato poco più di un anno, di far arrivare il Frecciarossa costretto a procedere a passo di lumaca sulla contorta rete dei pendolari.
Ma, oltre al tema collegamenti possibili e futuri, il piano aeroportuale sembra affrontare solo come linee di fondo il problema che ha bloccato lo sviluppo non solo di Malpensa, ma del sistema aeroportuale milanese, e quindi anche di Linate: la divisione del traffico. In questi ultimi anni Linate ha letteralmente cannibalizzato l’altro aeroporto facendo incrementare notevolmente i passeggeri diretti a Parigi, Londra, Francoforte, Madrid e che poi proseguono per le destinazioni intercontinentali. Tra Linate e la capitale olandese volavano nel 2007 oltre 105mila persone, oggi sono più di 500mila. Il traffico verso la Senna (tra Charles De Gaulle e Orly) è decollato da 600mila a un milione di utenti. Per Londra si sono imbarcati nel 2013 oltre 900mila, 200mila in più di sei anni prima. E negli stessi cinque anni i passeggeri da Malpensa verso le capitali europee si sono dimezzati.
Ma anche Linate non ride perché se è vero che sono aumentati i passeggeri verso l’Europa, è altrettanto vero che l’aeroporto milanese ha visto notevolmente ridotto il traffico nazionale e non solo verso Roma (dove è cresciuta la concorrenza del treno), ma anche verso Bari o Catania.
Si paga in fondo la mancata scelta che è stata nel 1998, con lo spostamento solo parziale dei voli a Malpensa, scelta poi addirittura rafforzata in senso contrario alla logica, con ulteriori concessioni di voli a Linate, penalizzando la stessa Alitalia.
Il nuovo piano aeroportuale sembra ora andare in una direzione diversa che potrebbe essere quella giusta… ma forse, ahimè, troppo tardi.
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