La democrazia contemporanea manifesta un sorprendente paradosso: il sistema democratico gode di una attrattiva universale ma le sue forme di funzionamento soffrono di un declino di legittimità.
La democrazia sta subendo una serie di metamorfosi; se la centralità della televisione aveva facilitato la formazione del movimento plebiscitario e populista di Silvio Berlusconi, il web porta a forme di aggregazione del consenso che vogliono fare a meno dei partiti. Alla piazza fisica Beppe Grillo affianca una piazza mediatica in una dimensione originale e nuova. L’ex comico convertito alla politica ha introdotto un elemento di “immediatezza” alla democrazia rappresentativa. Beppe Grillo si pone l’obiettivo radicale di liberare il Parlamento dai partiti e di ri-dirigere la politica dalle ideologie ai problemi da risolvere.
I processi di cambiamento che stanno avvenendo nel mondo sono radicali e per la prima volta dopo la rinascita nel secondo dopoguerra i sistemi democratici stanno attraversando una fase di contestazione e di ridefinizione.
Con l’avanzare della politica web-diretta rinasce e si trasforma il mito dell’autogoverno con il rischio però di generare nuove forme politiche identitarie, demagogiche e populistiche. Non è il ritorno alle forme assembleari come nel “68” ma una nuova rinascita partecipazionistica che non rifiuta la rappresentanza parlamentare ma la cambia e la stravolge togliendo di mezzo i corpi intermedi, cioè i partiti.
Questa democrazia rappresentativa “diretta” vuole fare a meno dei partiti sostituendoli con movimenti in rete che raccolgano il “dentro” e il “fuori” delle istituzioni ma senza alcun controllo sulle forme e senza alcuna certezza procedurale.
La cittadinanza come partecipazione e il bene comune cambiano di segno e mutano le procedure decisionali. Più che norme si tratta piuttosto di attitudini del “pubblico dei cittadini” che chiedono di assistere allo “spettacolo” della politica come “popolo platea” che re-agisce alle notizie con interventi diretti.
Nella “democrazia del pubblico” è cruciale l’obiettivo della trasparenza perché l’industria della comunicazione e dei media, che ha per scopo quello di far circolare notizie ed immagini che producono effetti emotivi, esige la trasparenza e la pan-conoscenza.
Con la “ideocrazia” di Silvio Berlusconi la vita del leader è divenuta oggetto di spettacolo permanente e può generare una opacità morale sotto il pretesto della trasparenza. Nel pubblico del web e dell’audience muta radicalmente la figura del cittadino con la sua responsabilità individuale e l’espressione della sua volontà attraverso il voto.
La democrazia sul web è deresponsabilizzante perché usa una circolazione di opinioni dove è impossibile individuare chi è stato l’iniziatore o il principale responsabile. La rappresentanza muta di segno perché sono contestati e negati i soggetti di mediazione, cioè i partiti.
I partiti politici hanno consentito alla società civile di avere voce nelle decisioni politiche senza renderla direttamente protagonista. I partiti hanno svolto un ruolo di formazione delle capacità politiche di governo, educando i cittadini alla partecipazione ragionata e alla gestione delle istituzioni, senza frammentare la sovranità popolare in particolarismi corporativi.
La maggioranza è ancora il centro propulsore della democrazia se l’opinione pubblica è il risultato delle minoranze più attive? Il rischio è che il popolo sovrano – che la democrazia rappresentativa aveva disciplinato con procedure e regole – venga a identificarsi con la “folla”, ovvero la massa indistinta dei più rumorosi.
Il paradosso della universalità dell’ideale democratico e, contestualmente, della sfiducia nella pratica della democrazia si esprime con laceranti contestazioni e con la disaffezione verso le regole democratiche tradizionali.
La storia della democrazia è storia delle forme con cui le comunità sono riuscite a contenere il potere e a umanizzarlo. Circolazione e diffusione del potere e limitazione del suo uso a ciò è servita la democrazia rappresentativa con l’elezione dei rappresentanti del popolo sulla base del suffragio diretto e universale.
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