Cari lettori, in questo numero di RMFonline trovate la riproposizione d’un vecchio fascicolo di storia locale, quasi centenario, che si aggiunge alla nostra piccola biblioteca di storia. S’intitola “Varese la perla delle Prealpi” e fu edito da Sonzogno all’inizio degli anni Venti. Appartiene a una serie di trecento monografie dedicate ad altrettante città italiane, ricche di immagini curiose e spettacolari, scritte con stile sobrio, incisivo, esaustivo. Un lavoro certosino, puntiglioso, qualitativo: offrì la descrizione minuziosa d’un Paese nato da poco, e che doveva crescere molto. A questa crescita il territorio locale diede un contributo importante, specialmente sul piano industriale. Ma non solo.
La collana si chiamava “Le cento città d’Italia”, era stata coraggiosamente avviata nel post Risorgimento (anno 1887), e le pubblicazioni andarono presto esaurite. I neoitaliani volevano leggere, informarsi, partecipare. Dopo una pausa, rividero la luce nel secolo successivo, in veste nuova ed edizione di lusso, curate da Guido Vicenzoni che si avvalse della collaborazione di studiosi, esperti, ricercatori. Agli acquirenti era possibile ricevere un’elegante cartella in tela blu con iscrizioni dorate nella quale conservare l’opera. L’adesione alla proposta risultò massiccia: c’era voglia d’avere in salotto un’opera di pregio.
Il fascicolo che si occupa di Varese (numero 84, costo una lira, testi di Pio Pecchiai) reca in copertina la foto del monumento ai Caduti realizzato dallo scultore viggiutese Enrico Butti, prima posizionato in piazza XX settembre e successivamente nella piazza del mercato (dell’Impero) poi divenuta nel dopoguerra piazza Repubblica.
È un documento di grande interesse che testimonia dello sviluppo locale. Sviluppo economico, culturale, turistico. Racconta le nostre bellezze, le vocazioni degli avi, l’operosità nient’affatto retorica degli abitanti. E il loro avanguardismo. Furono davanti a molti su molto. “Varese la perla delle Prealpi” è una dicitura che non rende solo omaggio al fascino paesaggistico del sito; assume un valore simbolico, indica la capacità d’essere bravi in numerose discipline, arti, professioni, eccetera. Sintetizzando: celebra l’orgoglio identitario che spesso evochiamo senza scendere in dettagli esplicativi, e che qui offre invece ampia e particolareggiata documentazione. A conferma che orgoglio identitario non sono due parole vaghe e pompose, e invece due termini precisi e fondati.
Sfogliare “Varese la perla delle Prealpi” è dare una di quelle occhiate all’indietro che aiutano a guardare avanti. A rileggere la storia, trarne esempio, ritrovare la fiducia smarrita, se è il caso. Forse, visti i triboli della contemporaneità, lo è. Buona lettura.
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