Nella storia culturale di tutte le città ci si può imbattere in qualche buco nero, in ritardi incredibili, in “sonni” o scelte programmatiche obiettivamente discutibili. La storia inoltre dice che dopo ogni elezione con il rinnovo dell’amministrazione civica riaffiorano i punti dolenti relativi a omissioni e dimenticanze ai quali subito vengono contrapposte promesse di riparazione. Che a loro volta non verranno rispettate.
Varese non sfugge a questa situazione che forse è più pesante di tante altre in quanto noi si è primatisti in fatto di pigrizia. Abbattuto il teatro negli Anni Cinquanta non lo abbiamo più ricostruito nonostante tutti ne sentissero e ne sentano ancora la necessità. Il teatro venne sostituito per le grandi manifestazioni musicali dal Palasport prima della nascita del tendone dell’Apollonio, opera indicata come provvisoria ma ormai indiziata come definitiva. La grande battaglia per una crescita culturale, con il nuovo teatro al centro del mirino, vide in prima linea la Sinistra, mentre lo svecchiamento della DC ad opera dei ciellini ebbe benefici influssi su presenza e partecipazione della città a grandi eventi e stimolò pure iniziative dei privati in campo associazionistico.
Dagli anni 70 in avanti inoltre si arrivò finalmente a riconoscere il grande ruolo della simpatica banda della scienza e dell’ecologia che operava a Punta Paradiso agli ordini di Salvatore Furia. Per anni abbiamo potuto godere dei benefici derivati dai cambiamenti portati dalla nuova frontiera: anche le incursioni nel campo del sapere, poco praticato dalla Lega militante, non arrecarono danni irreparabili se non consideriamo l’affondamento del Premio Chiara, oggi non più controllato dal Comune che lo aveva istituito. La sensibilità di editori, direttori e giornalisti ha permesso negli anni di fare scelte intelligenti e di notevole utilità ai fini dell’attenzione e della conoscenza delle attività di servizio e di promozione nell’ambito della cultura.
Questa attività viene riconosciuta e premiata con piccole iniziative nate nel panorama delle associazioni e degli operatori del settore, ma un premio ancora più importante potrebbe essere il riconoscimento dello spessore, della qualità del servizio che viene offerto ai cittadini dai nostri mass media.
Radio Missione Francescana ha istituito un premio per ricordare Carlo Chiodi al quale l’emittente deve la sua grande espansione e la fama di mezzo comunicazione dove c’è il culto dell’accoglienza e del rispetto. So benissimo di fare un’invasione di campo, ma considerato che il Premio Chiodi l’anno scorso è stato assegnato a Davide Van de Sfroos – Carlo aveva conosciuto e intervistato l’artista comasco – può non essere fuori luogo pensare che per l’edizione 2014 del premio avremo altre candidature di personaggi di livello nazionale, estranei al mondo dei mezzi di comunicazione del territorio. È scontato che è comunque significativo avere l’attenzione di grandi personaggi, ma Carlo con la sua trasparenza e il suo modo di accostarsi all’informazione ci ha insegnato a crescere e allora accendere nel suo nome una volta all’anno la ribalta per le testate giornalistiche locali, per gente di casa nostra al servizio della comunità sarebbe un altro modo ugualmente efficace per onorare l’indimenticabile collega. E anche per dimostrargli riconoscenza.
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