Ci sono alcune pubblicità che ci fanno credere che seguire la dieta mediterranea significhi mangiare tanta pasta, tanto pane e tante merendine. Ma è proprio così?
Ad utilizzare per primo la terminologia dieta mediterranea fu uno studioso americano, Ancel Keys. Nella seconda metà del secolo scorso, egli fece, in vari paesi del mondo, una ricerca su dodicimila persone fra i quaranta e i cinquantanove anni e constatò che ad avere la più bassa incidenza di malattie del cuore e della circolazione erano, assieme a quelle giapponesi, le popolazioni che vivevano sul Mediterraneo; in particolare egli studiò quelle di Creta, ma anche quelle del Cilento, una zona della Campania nella quale andò poi a vivere per quasi trent’anni, prima di morire ultracentenario, nel 2004, a Minneapolis.
Nell’alimentazione dei nonni o dei bisnonni degli attuali abitanti del bacino del Mar Mediterraneo gli alimenti principali erano la verdura, la frutta fresca, l’olio d’oliva (utilizzato sia per cucinare che per condire), i legumi, il pesce, le erbe aromatiche e la frutta oleosa (noci, pistacchi, nocciole…). La carne “rossa” era consumata raramente, mentre il pane – per lo meno fino al secondo dopoguerra, ossia per quasi tutta la vita degli individui studiati da Keys – era davvero integrale (ossia fatto con farina ottenuta poco prima della panificazione macinando il grano e usandola come tale, e non privandola della crusca). La pasta non era mai abbondante e rigorosamente di farina di grano duro. Il consumo di vino era moderato, di solito soltanto ai pasti. La quantità di grassi assunti quotidianamente era simile a quella degli Stati Uniti e della Finlandia, paesi in cui le malattie del cuore e del circolo erano molto frequenti, ma in cui i lipidi derivavano soprattutto da mammiferi di terra, per esempio dalla carne bovina e dal burro; nel bacino del mediterraneo, invece, il grasso consumato proveniva in gran parte dall’olio extra vergine d’oliva.
L’alimentazione delle popolazioni del Mar Mediterraneo, insomma, non era certo simile a quella che qualcuno vuole spacciare per dieta mediterranea, ossia quella che contiene quantità abbondanti di pasta, pane, riso, patate e merendine, cibi questi che determinano l’innalzamento della glicemia, dell’insulinemia e dei trigliceridi.
Non va dimenticato, infine, che le popolazioni di Creta e del Cilento (per la maggior parte contadine) erano fisicamente molto attive: con poche eccezioni, lavoravano manualmente tutto il giorno e si spostavano soltanto a piedi o in bicicletta.
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