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Attualità

VIAGGIO TRA I PATRIMONI DELL’UMANITÀ

CESARE CHIERICATI - 10/12/2011

 

Carlo Meazza è un amico di vecchissima data che di mestiere, come moltissimi sanno, fa il fotografo, un bravissimo fotografo, uno dei pochi capaci di essere al tempo stesso cronisti in situazioni difficili e narratori attentissimi di paesaggi. Capita, talvolta, che mi coinvolga nella confezione di qualche suo libro fotografico sempre con un unico denominatore: quello dei giorni contati perché si è già pericolosamente vicini alle rigide scadenze fissate dalla tipografia. Talvolta mi sono chiesto il perché di queste ansie di fine corsa, di questo salire sul treno quando già si sta staccando dal marciapiede della stazione. E la risposta è sempre la stessa: accade perché Carlo è un artigiano della fotografia e del libro, un artigiano professionista ma sempre artigiano nel senso che i suoi lavori non nascono da una programmazione fredda a tavolino ma da un lavoro di ricerca ostinato e autentico, magari talvolta arruffato, come il mantello della splendida Gea, la femmina di pastore bergamasco che lo accompagna su e giù per le montagne.

Carlo non è una vecchia volpe degli archivi ma piuttosto un ricercatore inesausto di immagini sempre nuove, capace di passare notti nel sacco a pelo, magari anche nella neve, pur di cogliere la luce giusta sulla cima di una montagna all’alba del giorno dopo. Insomma è uno all’antica, uno scarpinatore – per dirla in gergo giornalistico – demodé. È per l’amicizia che ci lega ma pure per questa ragione che dico sempre sì alle sue chiamate in zona Cesarini. È capitato anche quest’anno con il volume “Lombardia patrimonio dell’Umanità” da pochi giorni nelle librerie.

Con il suo attento occhio fotografico ha viaggiato in lungo e in largo i nove siti Unesco di Lombardia: Il Monte San Giorgio sul Ceresio con i suoi fossili; l’arte rupestre della Valle Camonica, i siti palafitticoli dell’Isolino Virginia e del Lago di Garda; Castelseprio, Torba, Santa Giulia a Brescia, Santa Maria della Grazie e il Cenacolo di Leonardo a Milano, Mantova e Sabbioneta, il Sacro Monte di Varese e quello di Ossuccio, il villaggio industriale di Crespi d’Adda, la ferrovia Retica del Bernina che unisce Tirano a St. Moritz. Raccolte in volume e impaginate con sobria eleganza da Laura Tenti e Marina Dal Verme, le foto di Meazza fanno scoprire una Lombardia diversa, declinabile nell’arte, nel bello monumentale e paesaggistico. Il volume ne suggerisce infatti una valorizzazione più vigorosa proprio in chiave turistico-culturale e da questo punto di vista risulta come un richiamo alle istituzioni regionali e locali perché dedichino maggiore attenzione e qualche risorsa in più alla loro tutela e alla loro promozione in Europa e nel mondo. Con me alla chiamata di Carlo hanno risposto anche Robi Ronza – sua l’introduzione – e Luciano Di Pietro. Nei primi Sessanta abbiamo lavorato insieme al Michelaccio, periodico studentesco in cui fu impegnato anche il cardinale Angelo Scola. Ritrovarci è stato come riaprire la porta di quella redazione di Piazza Beccaria.

Chiedo scusa ai lettori per qualche excursus biografico di troppo.

Lombardia, patrimonio dell’umanità – I luoghi dell’Unesco.

Fotografie di Carlo Meazza, Jaca Book

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