Questo è il titolo del libro dedicato dall’Arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, all’Expo 2015. Non è certamente un trattato di buone pratiche agricole o di alimentazione dietetica, coglie tuttavia un interesse fondamentale per l’uomo, come tale, indipendentemente dall’essere credente o meno: il suo rapporto con il mondo presente e con quello futuro.
Lo sguardo di Scola è indubbiamente teologico, ma di quella branca di cui è stato docente per parecchi anni alla Pontificia Università Lateranense: l’antropologia teologica. Ne risulta uno schizzo di straordinaria attualità sui temi oggetto dell’avvenimento Expo 2015, ma ancor di più sulle attese rispetto alle diverse possibilità offerte dalla tecnologia e dall’ecologia. La chiave di lettura offerta dal cardinale è semplice: al centro deve restare l’uomo, superiore alle pretese della tecnica, della finanza, della stessa sacralizzazione dell’ambiente: tutto ciò che è mezzo non può scavalcare per importanza quello che rimane il fine ultimo, occorre un nuovo sguardo sull’uomo che ci faccia scoprire “un’ecologia dell’uomo, dal momento che il degrado o meno dell’ambiente è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana”.
Un nuovo sguardo sull’uomo richiede risposte concretissime: rispondere ad un’urgenza educativa e impostare nuovi stili di vita. “Nessun cambiamento si verifica solo sotto il ricatto della paura –afferma il cardinal Scola – neanche di quella della morte del pianeta”. Occorre creare una consapevolezza, di qui il compito dell’educazione, e rendere ampiamente condivisi, se non universali, i comportamenti virtuosi che coniugano felicità personale e benessere collettivo. “Alimentazione, energia e vita richiamano alla fondamentale idea del convivio. In esso l’uomo compie, in modo paradigmatico, l’esperienza del bisogno aperto al desiderio e della condivisione, della fragilità e dell’ospitalità, simbolo concreto di società giusta e di festa salvifica”. La convivialità è il fondamento di una cultura dell’incontro: questa sarà la cifra di Expo 2015 e del futuro di Milano, se saprà cogliere l’occasione rappresentata da quell’evento, fondamento per un nuovo umanesimo.
“Expo 2015 si presenta, così, come un’occasione privilegiata di trovare nuove sinergie tra capacità, risorse, progetti per una società civile come quella milanese e lombarda, che patisce una frustrante sproporzione tra le sue grandi potenzialità e le sue effettive possibilità”.
Andando oltre la specifica occasione di un intervento mirato ad offrire una riflessione e un compito correlato ad un evento particolare, sia pure di grande impatto mediatico, il cardinal Scola ha proposto una metodologia di rapporti sociali e politici veramente innovativa, facendo capire soprattutto l’importanza del tema che egli chiama “meticciato”, assai più del buonismo moralistico intessuto di ideologia, di rimorsi terzomondistici e di relativismo culturale. Oso sostenere che la cultura dell’incontro è da lui concepita come l’autentica metodologia del “fare il bene comune”, del realizzare “la vita buona del Vangelo” come una reale possibilità, non un’utopia o un pio desiderio destinato a tramutarsi in nostalgia.
Che cosa nutre, dunque, la vita? La risposta dell’ arcivescovo di Milano è una parafrasi di Sant’Agostino, ma sintetizza felicemente il connubio di responsabilità e di convivialità: “in verità nutre la vita solo ciò che la rallegra”.
You must be logged in to post a comment Login