I mezzi di comunicazione cittadini hanno dato rilievo al rinnovato desiderio di partecipazione, al senso di responsabilità degli studenti eletti negli organismi interni delle medie superiori. Conoscenza dei problemi, approccio intelligente nei confronti del corpo insegnante, impegno per una crescita reale. Il tutto a nome dei propri elettori vale a dire gli studenti.
Un segnale buono che conferma la svolta in atto da qualche tempo in queste scuole dopo anni grigi che – a Varese per la verità in misura e intensità attenuate – hanno visto divisioni, contrasti, arroccamenti e magari a volte addirittura prepotenze nei confronti della scuola come istituzione e di chi la rappresentava, i docenti.
A incrementare polemiche e situazioni antipatiche fu la rottura del patto di collaborazione tra famiglie e scuola. A credere in un ribellismo taumaturgico, ad avere fiducia solo negli studenti e non più nei professori sono state le famiglie, convinte di avere eredi del livello di Einstein e per di più incompresi. Guai allora a bocciare e a non rispettare presunti diritti.
Anni or sono mi capitò più volte di essere chiamato per dare indicazioni agli studenti sulla carriera nell’ambito della comunicazione e dell’informazione. Fu un’esperienza negativa, si intuiva che i rapporti non erano dei migliori, che i “prof” non avevano vita facile inoltre, era molto limitato il numero degli allievi che mostravano reale interesse per lo studio.
Nelle scuole il ritorno alla normalità, alla tradizionale correttezza dei rapporti è stato lento, ma oggi anche attraverso i segnali che arrivano dagli studenti, si può affermare che si stia recuperando la situazione.
A sottolineare il ritorno dell’affidabilità in campo nazionale delle scuole superiori – sono state sempre da primato in Europa – ecco anche la presenza silenziosa, discreta, dei “cacciatori di teste” nordamericani: non vanno più nelle nostre università a cercare i migliori laureandi per “investirli” nella ricerca, oggi ai liceali italiani particolarmente dotati offrono la possibilità di frequentare gli atenei USA! Un cambio di strategia che la dice lunga anche sulla crisi del nostro pianeta accademico, un club riservato a pochi, gestito nel segno della riservatezza e della impenetrabilità, certamente depositario di intelligenza e cultura straordinarie, ma di autonomia e indipendenza tali da scoraggiare chiunque abbia intenzione di chiedere qualche spiegazione.
Esagero? Non credo se penso, tanto per restare a casa nostra, alle bordate che sarebbero state tirate ai dirigenti del “Circolo” se avessero gestito con pari criterio le ben note difficoltà di due importanti reparti di pertinenza accademica.
Auguri ai ragazzi dei nostri licei, ai loro docenti e anche alle famiglie: se continueranno nella ripresa e nell’estensione del dialogo sarà molto importante anche per la comunità perché dalle scuole superiori usciranno le classi dirigenti del futuro.
Un futuro costruito su buone basi di studio e conoscenza e rispetto dei valori è una garanzia che tutti possono costruirsi. Di Einstein al momento ne è nato uno solo.
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