La più grande minaccia sul piano dell’evangelizzazione è costituita dal grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale tutto, ma solo in apparenza, procede nella normalità. Nel contempo l’Evangelii Gaudium segnala il pericolo che gli operatori pastorali cedano all’individualismo, in una crisi di identità contrassegnata dal calo del fervore. Così la fede non può che logorarsi via via.
Il rimedio non sta certo nel pessimismo sterile, bensì nell’attuazione di una grande rivoluzione nel segno della speranza, quella della tenerezza. La spiritualità del benessere che rifiuta gli impegni fraterni fa da contraltare alla mondanità spirituale fondata sulle esigenze della gloria umana, onde lo gnosticismo, la fede rinchiusa nel soggettivismo e il neopelagianesimo autoreferenziale e prometeico. La presunta sicurezza dottrinale o disciplinare dà luogo a un elitarismo narcisista e autoritario: di qui la tendenza non all’evangelizzazione, bensì alla classificazione ingenerosa del prossimo, al mero controllo, a prescindere dai bisogni della gente, da quelli concreti della storia. Papa Francesco invoca: Dio ci liberi da una Chiesa mondana sotto drappeggi spirituali o pastorali, da un funzionalismo manageriale che privilegia la Chiesa soltanto come organizzazione.
Se un eccessivo clericalismo per certi aspetti relega ancora i laici al margine della Chiesa, delle necessarie decisioni, se si identifica troppo la potestà sacramentale con il potere, bisogna invece fare crescere la responsabilità dei laici e allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella vita comunitaria, anche se il principio del sacerdozio riservato agli uomini, come segno di Cristo sposo che si consegna nell’Eucaristia, è questione che non si può porre in discussione. E i giovani debbono avere un maggiore protagonismo, ma non si può supplire alla scarsità di vocazioni riempiendo i seminari sulla base di qualunque tipo di motivazione, specie se posto in rapporto con l’insicurezza affettiva, la ricerca di forme di potere, gloria umana o benessere economico.
Il Cristianesimo non dispone di un unico modello culturale e la Chiesa ha un volto pluriforme. Le modalità adottate dai popoli europei in un determinato momento della storia nell’esprimere la fede cristiana non possono avere una valenza universale continua. Va sottolineata la forza evangelizzatrice della pietà popolare e i teologi non si accontentino di una teologia da tavolino.
Quanto all’omelia si raccomanda che sia breve, non sembri una conferenza o una lezione, faccia ardere i cuori, non ci si rifugi in una predicazione puramente moralista o indottrinante. L’omelia richiede un tempo prolungato di studio, preghiera, riflessione, deve contenere un’idea, un sentimento, un’immagine e avvalersi di un linguaggio positivo. Il Vangelo significa vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale. Nella catechesi il ruolo fondamentale è assunto dal primo annuncio o kerygma. Tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione, ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi il maturare nella vita cristiana.
Per una Chiesa che dialoga l’ecumenismo è una via imprescindibile dell’evangelizzazione. Tutti imparino gli uni dagli altri. Dai fratelli ortodossi possiamo imparare qualcosa di più sul significato della collegialità episcopale e sulla loro esperienza della sinodalità; il dialogo e l’amicizia con i figli di Israele sono parte della vita dei discepoli di Gesù e notevole importanza oggi assume la relazione con i credenti dell’Islam (il Papa li implora umilmente affinché i Paesi di tradizione islamica assicurino la libertà religiosa ai cristiani nel raffronto con la libertà di cui godono nei Paesi occidentali). Quanto al fondamentalismo violento va sottolineato che il vero Islam e un’adeguata interpretazione del Corano gli si oppongono.
Se in alcuni contesti c’è il tentativo di privatizzare la religione prevalga il criterio che il rispetto degli agnostici e dei non credenti non deve imporsi in modo arbitrario, che metta a tacere le convinzioni di maggioranze credenti o ignori la ricchezza delle tradizioni religiose.
L’ultimo capitolo della Evangelii Gaudium è dedicato agli evangelizzatori con Spirito, che si aprono senza paura alla sua azione: ne viene infusa la forza per annunciare la novità del Vangelo con audacia (parresia), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcorrente. La loro missione è una passione per Gesù e nel contempo per il suo popolo. Siano invitati a dare ragione della nostra speranza, ma non come nemici che puntano il dito e condannano. I fallimenti e gli scarsi successi non ci scoraggino, perché la fecondità molte volte è invisibile, inafferrabile, non contabilizzata. L’esortazione si conclude con una preghiera a Maria, Madre dell’evangelizzazione.
Un passaggio ha riguardato la difesa dei bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana (par. 213). L’aborto non è progressista. Non manca un appello al rispetto di tutto il creato.
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