Il presepe sta a significare “davanti al recinto”; esso appartiene alla tradizione devozionale ispirata alla cultura apocrifa. Il tema, dal punto di vista iconografico, risale alle prime fasi del cristianesimo. L’attuale basilica romana di santa Maria maggiore era nota nel IV secolo come Sancta Maria ad Praesepe; con il medesimo nome era indicata anche una chiesa napoletana, nel 1025. San Gerolamo (347 circa – 420) nei suoi scritti ci tramanda che era abitudine tra gli eremiti della Tebaide di riunirsi durante la celebrazione del Natale per mimare la nascita di Gesù.
La nascita del presepe, come lo identifichiamo oggi, si colloca nella notte di Natale del 1223 a Greccio, ad opera di san Francesco. Può essere che l’idea sia nata dai ricordi della mamma del santo che era originaria di Tarascona in Provenza dove si rappresentavano i “Pastrages” ovvero l’adorazione del Bambino effettuata dai pastori.
Così il francescano Tommaso da Celano ci tramanda l’evento: “Per l’occasione sono convocati vari frati da varie parti: uomini e donne erano arrivati festanti dai casolari della regione, portando, ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte… Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l’asinello…”.
Secondo la tradizione, la scenografia del presepe deve contenere: il pozzo, la fontana, la taverna, il castello, il fiume, il ponte, la montagna e l’abitato; tutti luoghi magico-simbolici, protagonisti del “viaggio misterico”. I protagonisti sono: Giuseppe, con una veste viola e un manto giallo, spesso inginocchiato in adorazione del Bambino; Maria, inginocchiata con il capo leggermente proteso in avanti e con le mani giunte, veste una tunica talare rosa tipica dell’antica Palestina e un lungo velo azzurro che copre la fronte e le spalle; il Bambino coperto solo da un panno, generalmente bianco.
Al loro fianco il bue, simbolo dei Giudei e l’asinello, rappresentante i Gentili.
Devono essere presenti gli angeli (messaggeri), la stella, i pastori. Questi assumono varie pose: il pastore che offre l’agnello, il pastore che riposa o dormiente, il pastore meravigliato che ha il suo corrispondente nel “ravi” provenzale.
La tradizione provenzale tramanda: “Arrivato il ravi un po’ affannato per adorare il Bambino, fu rimproverato dai presenti perché era a mani vuote. Intervennela Madonna: “Non ascoltarli. Tu sei stato posto sulla terra per meravigliarti. Il mondo sarà meraviglioso finché ci saranno persone come te capaci di meravigliarsi”. Seguono il pastore che porta un agnellino, quello che soffia sul fuoco, quello deforme e altri.
In seguito, guidati dalla stella cometa, compaiono i Re Magi che rappresentano le tre età dell’uomo: Gaspare la giovinezza, Baldassarre la maturità, Melchiorre la vecchiaia.
Ci sono poi vari personaggi caratteristici che variano secondo le zone. Nella tradizione milanese non possono mancare:
Gelindo, il primo pastore inginocchiato davanti a Gesù, egli é un uomo anziano vestito con dei pantaloni corti, alle ginocchia, una giacchetta e una mantella col cappuccio.
Baghèt, giovane suonatore di zampogna con il gilet di pelliccia, pantaloni sotto il ginocchio ed un lungo berretto.
La donna che stringe tra le mani il camicino bianco per il Bambino, ha un fazzoletto in testa e sul vestito lungo porta un grembiule.
Penagia è la statuina più importante tra quelle che rappresentano i “mestieri”. È la donna che fa il burro, indossa un berretto a falde larghe, una camicia accollata e un grembiulino sulla gonna lunga. Presenti anche l’arrotino e un uomo col gerlo.
L’uomo che porta la lanterna è simbolo della luce, mentre la donna che porta l’acqua significa la purificazione, come il fuoco. Tra gli animali compaiono le pecore ma spesso anche le oche starnazzanti.
Una bella statuina arricchisce ogni presepe non solo esteticamente, ma rimanda alla memoria di quel piccolo Bambino nella mangiatoia.
Sereno Natale a tutti.
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