Torna il Natale, con le luci multicolori, gli addobbi sfarzosi, i consumi opulenti, gli auguri formali e vuoti. Nella mia lontana infanzia era la festa degli affetti familiari, oggi invece il Natale esprime la discrasia paradossale di una società secolarizzata in cui l’ uomo si sente libero dai condizionamenti religiosi e proclama la “morte di Dio”, ma nello stesso tempo si sente inappagato, cerca una interiorità e una spiritualità per compensare la fatica di vivere, il vuoto di ideali, la nausea del consumismo, l’ aridità dei sentimenti, l’ usura dei rapporti personali. Non cerca Dio e così lascia senza risposta la domanda essenziale: Dio esiste ?
LA DOMANDA ESSENZIALE: DIO ESISTE ?
Se Dio non c’è che senso ha la vita ? A cosa tende la storia degli uomini ? Che significato ha il cosmo nato dall’ esplosione del “big bang” e destinato a finire nel nulla? È verosimile che la natura sia soltanto un’ evoluzione casuale segnata, come afferma Jacques Monod, dal “caso e dalla necessità”? È possibile che viviamo nello spazio infinito dell’ universo in un desolante e immane vuoto?
E se Dio c’è perché non impedisce l’ azione devastante del male e delle sofferenza? Perché esiste la morte? Perché il dolore è presente nella nostra vita e nell’ intera storia del mondo?
Il ricordo mi riporta a un tempo natalizio ormai perduto quando, nel 1943, i nazifascisti arrestarono in città un centinaio di ebrei e, dopo averli radunati in una antica villa patrizia, li spedirono nei vagoni piombati verso i campi di sterminio.
UNA SCOPERTA SCONVOLGENTE: DIO È “ALTRO” DAGLI UOMINI
Allora non ci rendemmo conto della ferocia che si abbatteva su un popolo che è testimone della più strabiliante, sconvolgente novità dell’ intera storia umana: Dio è “altro” rispetto agli uomini e al mondo. Dio non è un idolo, non è neppure il prodotto del pensiero umano. Non è il dio dei filosofi: un’entità astratta, impassibile e indifferente al destino umano. Non è il dio della superstizione a cui molti ricorrono, tramite maghi, fattucchiere e cartomanti. Non è il dio accattivante e flessibile della New Age che ciascuno di noi può modellare secondo le proprie esigenze. Non è neppure il dio della meditazione silenziosa delle religioni orientali contrapposto al chiasso del mondo moderno.
Quel popolo ebraico destinato all’ annientamento nelle camere a gas e nei forni di Auschwitz ci ricorda, attraverso la sua esperienza storica, che il Dio vivente è quello che si è rivelato ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe, a Mosè.
Ma allora è vana la pretesa razionale di “provare” l’ esistenza di Dio: Dio non sta alla fine di un ragionamento, è invece il principio di un’esperienza che dà senso a tutte le altre esperienze.
L’ alterità di Dio, rivelata al “popolo eletto”, significa che Dio è inconoscibile agli uomini se Egli stesso non decide di farsi conoscere, di rivelarsi.
Questa esperienza inizia in un tempo storico, con delle persone reali, con un popolo:la Bibbiaè la storia del rivelarsi di Dio ad Israele.
Non sono gli uomini che scoprono dio, che lo creano a propria immagine e somiglianza; ma è il Dio vivente che decide di manifestarsi e di iniziare una storia di comunicazione con la famiglia umana.
DIO SI RIVELA E, CON GESÙ, ENTRA NELLA STORIA UMANA
Quello di settant’ anni fa è stato il penultimo Natale di guerra, una guerra che si avvicinava sempre di più alle nostre case con i bombardamenti aerei, i rastrellamenti dei partigiani e dei renitenti alla leva, le rappresaglie dei nazifascisti contro i civili inermi, le sparatorie per le strade e le vendette politiche.
Le serate erano lunghe e fredde e c’era il tempo per pregare in famiglia: si recitava il Rosario per i vivi e per i morti, per i cari vicini e per quelli dispersi nei deserti africani, nelle steppe russe, nelle infide contrade balcaniche.
Eravamo consapevoli che, nella nostra disperazione, non eravamo soli: il Signore vegliava su di noi.
Il mistero dell’incarnazione è il vertice della manifestazione divina: Dio si rivela definitivamente in Gesù, il “Dio uomo”.
Dio si fa evento storico per noi nella vicenda di Gesù, il “Dio con noi” preannunciato dai profeti biblici.
Per colmare l’ infinita distanza tra Dio e gli uomini c’era bisogno che Dio stesso si facesse uomo: Lui che ha creato il mondo è entrato nell’ umanità; il creatore ha voluto prendere parte al mondo delle sue creature.
Con Gesù, Dio ha fatto un’ esperienza che non aveva, quella umana, e gli uomini, con Gesù, sono entrati nella sua relazione con il Padre.
Dio ha svelato il proprio nome a Mosè: “Io sono colui che sono” (Es.3, 14); Gesù agli sbigottiti ebrei del suo tempo ha detto: “prima che Abramo fosse, Io Sono”(Gv. 8, 58).
LA SALVEZZA VIENE DAL RISORTO
Gesù, Dio fattosi carne, si fa carico della tragedia umana, assume su di sé il peso del male che è entrato nel mondo come conseguenza della nostra assoluta libertà e che noi uomini, da soli, non siamo in grado di liberarcene.
Gesù l’ innocente, il figlio di Dio, paga le conseguenze del nostro peccato, ci riscatta con il suo sangue, vince il male e la morte con il sacrificio supremo di sé. Non dall’ alto, dall’ esterno, ma dentro la sofferenza umana, Gesù trasforma il dolore in un’ esperienza di liberazione e di amore. “Cristo crocifisso – dice Paolo di Tarso – è scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” ( I Cor. 1, 23).
Dio diventa uomo e raccoglie tutta l’ esperienza umana, anche quella tragica ed estrema, persino quella del silenzio e della lontananza di Dio. Gesù vive sulla croce il rischio della libertà, si sente abbandonato dal Padre e ciò nonostante resta fedele alla sua volontà: un esito che non era affatto scontato. Gesù ripara la frattura prodotta dal peccato, porta a compimento il disegno originario di Dio. Cristo è al centro della storia dell’ universo perché tutto è stato creato per mezzo e in vista di Lui. Gesù è il Signore che salva tutti gli uomini: quelli che vengono dopo, ma anche quelli che sono venuti prima.
CON LA CHIESA VERSO IL REGNO DI DIO
Il senso della croce è nella resurrezione perché, afferma Paolo, “se Cristo non è risuscitato, allora è vana anche la nostra fede” ( I Cor. 15, 14 ). La fede nel Risorto ha legato i discepoli di Gesù con un suggello indissolubile: a volte non lo compresero, ebbero momenti di debolezza e di paura ma gli furono fedeli fino in fondo; raccolsero il suo insegnamento e lo diffusero oltre Israele fino ai più lontani confini della terra; tramandarono la sua memoria sino a noi; lo amarono tanto da cambiare per sempre il corso della storia.
Se si vuole conoscere Dio bisogna guardare Gesù Cristo: attraverso la sua esistenza umana è possibile fare l’ esperienza del divino.
Gesù ha dato a Pietro le “chiavi del Regno”, ovvero ha costituitola Chiesacome mezzo privilegiato, ma non unico, della conoscenza di Dio a cui si accede attraversola Parolae i Sacramenti che sono i segni efficaci della sua grazia.
La Chiesa non può fallire perché Dio, in Gesù, ha dato il suo definitivo assenso all’ uomo. A loro volta gli uomini, tramite Cristo, sono entrati in relazione con il Padre, sotto l’ influsso del suo Spirito.
La fede è dono, ma è anche decisione di accogliere tale dono.
Buon Natale!
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