L’avventura di RMFonline.it ha compiuto cinque anni. Non sono pochi, per un periodico di volontariato, riservato al web anche se con una parziale edizione cartacea, voluto da fra Gianni Terruzzi e promosso dai Cappuccini di Varese. Un editore anomalo, com’è anomalo il giornale. L’editore, francescanamente minimal, voleva proporre (e basta) alcune testimonianze di vita, le testimonianze sono arrivate. Sempre più numerose. Non per merito di alcuno che le sollecitasse, per merito delle testimonianze che si succedevano.
Più volte hanno chiesto a padre Gianni quale fosse la linea politica. Ha sempre risposto sorridendo: dire quello che si pensa. Usare semplicità e umiltà nel raccontare, ciascuno col suo sentire, le cose del mondo. Cose grandi e cose piccole. Meglio se piccole perché talvolta è occupandosi delle piccole che si finisce per approdare alle grandi.
Nato nel novembre 2008 con la direzione di Alma Pizzi, RMFonline non ha mai mirato a specifici obiettivi. L’obiettivo era (rimane) generico: affermare una presenza. Far ascoltare una voce. Costituire un riferimento culturale, ma forse dire riferimento culturale è usare due parole troppo importanti. Addirittura presuntuose. RMFonline vive senza denari, non raccoglie pubblicità, evita di autopropagandarsi. Non per snobistica modestia né per demonizzazione del profitto, ma per il convincimento che questo è il modo di farsi leggere non episodicamente: a chi importa di seguire una traccia ben riconoscibile dell’informazione locale, la segue. Se gli piace seguirla, lo fa sapere ad altri. E gli altri, ad altri ancora.
Il risultato sta nell’aumento costante dei lettori: avanti adagio, di settimana in settimana. Mai uno stop, tantomeno una retromarcia. È la dimostrazione che l’antico passaparola si conserva nella modernità, che l’annunzio di tizio a caio può diventare l’annunzio di tanti a tantissimi.
La cifra del giornale è lo spirito libertario, il privilegio di usare il bianco o il nero, non il grigio. Il sì o il no, invece del ni. Non una rarità, perché – nonostante la letteratura in auge nella materia – di giornali che dicono ciò che gli pare, quando e come gli pare, ce ne sono molti. Però quello di RMFonline è uno spirito libertario segnato da un suo tratto particolare: il gusto di partecipare a un servizio generoso e disinteressato, privo di ambizioni, tranne il proposito di riuscire d’una qualche utilità a chi voglia farsi un’opinione.
Pur se nel merito riscontri obiettivi non ci possono essere, il dibattito locale ha probabilmente ricevuto beneficio dall’esistenza d’una testata giornalistica aggiuntasi al novero delle più tradizionali. Sono infatti riapparse firme storiche della stampa varesina, accanto a contributi delle provenienze più diverse: di studiosi e insegnanti, di professionisti e sacerdoti, di pensatori che non si danno l’aria d’esserlo, di suore che dal loro eremo aiutano a pensare che cosa siamo. Un “milieu” rivelatore del composito mondo di provincia, con l’occhio appassionato alle vicende che lo toccano direttamente, ma anche con lo sguardo teso al resto che accade ovunque. E che lo tocca da lontano solo per una questione geografica, non per l’incidere sulla vita di tutti i giorni d’eventi fortemente globalizzati.
Quale sarà il futuro di RMFonline? L’impegno, fin dalle origini, è di badare all’oggi, senza imporsi chissà quale domani. Non per superficialità: per realismo. È ricordarsi, come sta scritto nella sobria stanzetta di padre Gianni al convento di viale Borri, che la fine di ogni cosa è vicina. Ma che vi sono princìpi (valori, certezze, eticità) ai quali vale la pena di dedicare il massimo dell’impegno individuale, sollecitandolo con un minimo d’armonia collettiva e secondando un basso profilo che sembra quasi suggerito dall’alto. Forse non a caso la grafica della testata rappresenta il Sacro Monte, carissima cima di pellegrinaggi e preghiera, dove si sale per scendere in se stessi. Specialmente a Natale. Auguri.
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