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Cultura

SANT’APOLLINARE RESTAURATO

PAOLA VIOTTO - 13/12/2013

“Con grande concorso di popolo”: vien voglia di ripescare questa formula da bollettino parrocchiale dei tempi che furono per descrivere l’inaugurazione dei restauri alla facciata di Sant’Apollinare a Crosio della Valle. Domenica 8 dicembre, dopo la Messa, la gente del paese si è ammassata nella stradina che attraversa l’abitato e su cui si affaccia l’antica cappella, per partecipare alla benedizione conclusiva dei lavori, ed ascoltare la restauratrice Rossella Bernasconi e il presidente del comitato pro restauri Giorgio Belli. Grande interesse, molte domande e curiosità e anche discussioni animate, poi continuate nel salone dell’oratorio, dove in contemporanea era allestito un mercatino destinato a reperire fondi per la continuazione dei restauri.

In tempi di difficoltà economiche e di generale sfiducia, momenti come questi mostrano una vitalità tenace e un desiderio di partecipazione che, a piccoli passi e senza perdersi in troppe chiacchiere, crea risultati tangibili in termini di concreta salvaguardia dei monumenti e di recupero della memoria storica come fondazione per un’identità condivisa.

È il frutto di un metodo pragmatico, che integra l’intervento del pubblico, dalla Sovrintendenza, alla Diocesi, al Comune, con quello dei privati, in primis la Fondazione UBI per Varese, integrato dai contributi piccoli e grandi della realtà locale. In questo modo il restauro resta un’operazione effettuata dagli esperti con tutto il necessario rigore scientifico, ma con il consapevole sostegno degli abitanti del luogo, che ne saranno i destinatari. E affinché il tutto non si risolva in una pura faccenda di paese, è stato creato un sito, che offre anche la visita virtuale del cantiere e illustra passo passo i lavori svolti nel corso degli ultimi due anni.

Terminata la sistemazione del tetto, Rossella Bernasconi e la sua equipe sono intervenuti sugli affreschi della facciata: una delle tante facciate dipinte che ornavano le chiese del Varesotto nei secoli passati e una delle poche che siano giunte fino a noi. Sono state recuperate due grandi immagini di Sant’Antonio e di San Cristoforo, che precedentemente erano quasi illeggibili per i danni causati dall’acqua e dalle vistose crepe che attraversavano le figure. Tra di loro è situata una nicchia che ospita l’immagine della Vergine con il Bambino, mentre in alto, meglio conservata in quanto meglio protetta dalla sporgenza del tetto, la colomba dello Spirito Santo. Sant’Antonio, che reca il pastorale che lo identifica come abate, ha purtroppo perso il fedele porcellino che lo accompagnava, ma ai suoi piedi è ancora ben visibile il fuoco. San Cristoforo, rappresentato come un gigante, volge lo sguardo in direzione dell’abitato, mentre il piccolo Gesù Bambino che porta in spalla si sporge verso il viandante che passava lungo la via. Il tutto è racchiuso da cornici decorate e completato da una preghiera in latino, ormai frammentaria, scritta sotto la figura della Vergine. Il restauro ha eliminato le vecchie stuccature e le ridipinture, che interessavano soprattutto la figura della Vergine, e ridato leggibilità alle immagini, consolidandole per il futuro.

Gli affreschi sono databili alla fase cinque-seicentesca della chiesa, che è molto antica, dato che compare già in un documento del 1119, quando era annessa ad un piccolo monastero di benedettine. Si ignora quale sia stata la sua funzione successiva, ma di certo dovette godere dell’attenzione di committenti dotati di mezzi e di cultura, come testimoniato anche dalla qualità degli arredi. Tra gli altri c’era un tempo una bella statua lignea della Vergine Addolorata, rubata una ventina di anni fa e oggi sostituita da una copia volenterosa ma che non rende giustizia all’originale. Su una delle pareti interne c’è un piccolo gruppo di affreschi con figure di santi, dipinti in quello stile distintivo della fine del Quattrocento che siamo soliti associare, con un po’ di pigrizia mentale, alla cerchia di Galdino da Varese.

Ce n’erano anche altri, ma, circa un secolo dopo, sono stati coperti da un nuovo ciclo di dipinti, che occupa gran parte del presbiterio. Si tratta di un intervento importante, pensato in maniera unitaria, il cui senso complessivo è difficile da ricostruire per la scomparsa della parte dipinta sulla parete di fondo dietro all’altare. La qualità appare assai interessante, nonostante abbiano urgente bisogno di pulitura. È questo uno degli impegni che attendono il comitato e la parrocchia, rappresentata a Crosio dal sacerdote residente don Renato Zangirolami. Ma visto ciò che hanno realizzato fino ad oggi, non c’ è dubbio che sapranno farvi fronte al meglio.

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