Il Sacro Monte di Varese con il Sacro Monte di Ossuccio in Lombardia e altri sette Sacri Monti piemontesi costituisce un sito UNESCO (United Educational Scientific and Cultural Organization) Organizzazione delle Nazioni Unite. Recentemente si è reso necessario definire i confini del nostro Sacro Monte. L’Amministrazione comunale ha recentemente provveduto con una decisione che lascia notevolmente perplessi.
È stata definita la cosiddetta ‘core area’ (il ‘nocciolo’ centrale monumentale-paesistico), per la quale dovrebbe essere attivata una normativa estremamente vincolante, e una ‘buffer area’ (area ‘cuscinetto’) di protezione perimetrale che dovrebbe proporre vincoli meno rigidi. Non è stata finora resa pubblica la normativa relativa alle due aree, che comunque il PGT in fase di adozione dovrebbe contenere.
La ‘core area’ definita comprende una ristretta porzione del borgo di Santa Maria, il viale delle Cappelle, la vasta area di ville tra la decima e la prima Cappella, un tratto di strada fino alla Chiesa dell’Immacolata e ai due tornanti successivi a scendere, con la fascia compressa di area verde interposta.
È esclusa una parte del Romitaggio con l’altura che termina alla storica Torre degli Ariani.
La ‘buffer area’ ha come confini a sud e ad ovest l’antico percorso tramviario nella valle del Vellone e il percorso della funicolare per Santa Maria; a nord le mura del Romitaggio; ad est una fascia boschiva variabile intorno ai centocinquanta metri.
Alcune osservazioni sorgono immediate.
Come può l’abitato di Santa Maria essere frazionato in una sua parte ‘interna’ e una, intimamente connessa, perimetrale? Certo le edificazioni sono state realizzate in epoche diverse, ma oggi presentano una compattezza evidente: paesisticamente non separabile.
Come può essere stralciata la preziosa valenza storica e paesistica di una parte del Romitaggio e della Torre degli Ariani? Diversa è stata, incomprensibilmente, la vasta acquisizione nella ‘core area’ del sistema di ville otto-novecenteche comprese fra l’Ottava e la Prima Cappella.
Ma il ‘nocciolo’ della ‘core area’ stupisce perché sfonda la ‘buffer area’ in più tratte alla Prima Cappella, dove invece per le ville non si è avuta la stessa cura delle altre. La chiesa dell’Immacolata è rimasta marginale e senza protezioni: l’area adiacente edificata è stata ignorata. Molta cura è stata dedicata invece all’esclusione dell’area destinata, secondo un inaccettabile progetto comunale, all’autosilo sotterraneo.
Devo purtroppo rilevare che, ancora una volta, il mancato studio complessivo e approfondito della realtà di Santa Maria del Monte produce decisioni contraddittorie, negative per la conservazione e la valorizzazione di quanto la natura e la storia ci hanno affidato.
Approfondiremo le proposte del PGT che sta per essere adottato. Ma ancora dobbiamo insistere sulla necessità non rinviabile di un coerente e convincente studio sulla mobilità di accesso a Santa Maria che finalmente regoli e contenga la salita incontrollata della veicolarità privata, razionalizzi il sistema di accesso pubblico che vede concorrenti fra loro autobus e funicolare. Che torni a guardare all’hotel Campo dei Fiori e alla sua funicolare di accesso. Che ridia significato a questa nostra montagna con occhi diversi, certamente, da quelli di Tito Molina e della Belle Epoque varesina. Che ridia valore alla salita da noi amata in questi luoghi, nel rispetto del richiamo religioso, con il rilievo che merita la bellezza della natura prealpina, con i suoi monti e i suoi laghi.
Realtà delicate che vanno vissute e fatte meglio conoscere con appropriate iniziative.
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