“Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio” (Luca 4,18). Con queste parole programmatiche inizia a Nazareth la missione di Gesù. È lo Spirito di Dio che lo manda tra gli uomini a portare un messaggio nuovo di liberazione e quindi di gioia. Coloro che sono in grado di comprendere e di accoglierlo sono i poveri.
La comunità dei discepoli, che si costituisce attorno a Gesù, da lui riceverà il compito di portare questo Vangelo nel mondo intero con la forza dello Spirito santo. La Chiesa è quindi la comunità che, continuando l’opera di Gesù, dona al mondo speranza e gioia, perché è capace nello scorrere del tempo di rendere sempre attuale il messaggio con la predicazione e le molteplici attività che si ispirano al Vangelo. La Chiesa è comunque fatta di uomini e conosce anche storie di peccato e di infedeltà. Lungo i secoli si sono accumulate su di essa incrostazioni mondane e interessi di potere, con la conseguenza inevitabile che il messaggio è stato reso meno credibile e quindi rifiutato.
Ma nelle varie epoche della storia non sono mancate persone e avvenimenti di straordinario valore che lo Spirito ha suscitato per richiamare alla purezza evangelica. Ultimamente uno di questi avvenimenti è stato indubbiamente il Concilio Vaticano II. La Chiesa è stata capace di riflettere su sé stessa, sulla sua missione, sul dono della Rivelazione, su un rapporto di dialogo con il mondo… Sono passati cinquant’anni, ma almeno nella Chiesa occidentale, accanto a segni preziosi, come una più approfondita conoscenza della Parola di Dio, la comprensione della vita liturgica e una ripresa della attività caritativa, negli ultimi decenni il clima generale è stato di autunno avanzato quando non anche invernale. La Chiesa è apparsa invecchiata e stanca, incapace di interessare al Vangelo le nuove generazioni, perché priva di slanci profetici, appesantita da eccessive preoccupazioni di ordine politico e temporale.
L’avvento di Papa Francesco ha rivelato fortunatamente che i massimi responsabili della Chiesa universale hanno compreso l’impasse che la Chiesa stessa stava vivendo e che occorreva, come aveva auspicato il Concilio, attuare una profonda riforma in senso evangelico. L’esortazione apostolica “LA GIOIA DEL VANGELO” si presenta come un documento programmatico, già ampiamente anticipato da Papa Francesco nei suoi numerosi interventi e nelle sue originali e coraggiose iniziative, che hanno chiamato molta gente alla speranza e alla gioia. Finalmente possiamo dire che siamo a una svolta, come da tempo si attendeva.
Questo documento ci pone obbligatoriamente una domanda: da dove nasce questa ispirazione? La sua origine sta nelle “periferie del mondo”, dove questo vescovo abitualmente passava tra le baraccopoli della sua città, conosceva la miseria indescrivibile di migliaia di famiglie povere. In questo contesto ha sperimentato che i poveri accolgono il Vangelo e pongono nel messaggio di Gesù la loro speranza. Il sogno di “una chiesa povera per i poveri” nasce in questa realtà umana drammatica che lo porta ad affermare “Per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica”, dalla quale quindi non si può prescindere perché in essa si manifesta la volontà di Dio.
Non sarà facile per le nostre comunità intraprendere con decisione queste strade e vivere questo spirito, perché molto ha inciso in questi ultimi decenni la mentalità del benessere e del consumismo e i poveri stanno generalmente ai margini della vita parrocchiale. Non sarà facile anche perché non mancheranno i vari ‘dottor sottile’ che, arrampicandosi sui vetri, cercheranno in tutti i modi di spiegare che la povertà va ‘intesa bene’. Quindi cercheranno di giustificare il presente (status quo) e di fatto non saranno disponibili a quella conversione pastorale alla quale Papa Francesco chiama la Chiesa intera. Si può comunque sperare che tali resistenze vengano annullate dall’esempio stesso del Papa, che parla di conversione del Papato e dall’entusiasmo e dalla gioia per il Vangelo che sta contagiando molte persone.
Nella esortazione apostolica va sottolineato un altro tema di rilievo, capace di dare vita a un clima nuovo: “Di frequente ci comportiamo come controllori della Grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”. Gesù aveva insegnato: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Marco 2,27). San Paolo aggiungeva: “Non siete più sotto la legge, ma sotto la Grazia” (Rom.6,14). Le persone che incontrano la Chiesa e cercano Dio non possono essere accolte con la freddezza delle leggi e le maglie delle norme canoniche, ma devono poter sperimentare anzitutto la misericordia di Dio.
C’è molta attesa a riguardo del Sinodo sulla Famiglia dell’ottobre 2014. I problemi sono tanti. Fra tutti si aspetta una parola chiara sulla procreazione responsabile, lasciata alla maturità dei coniugi fondata sull’amore e non sulle leggi. Si aspettano indicazioni pastorali chiare per i casi drammatici dei divorziati risposati, attualmente esclusi dalla comunione eucaristica. Si vorrebbe vedere presa in considerazione la sofferenza di tanti confratelli presbiteri che, avendo preso la via del matrimonio, sono stati dimenticati dalla Chiesa ed esclusi da qualsiasi servizio ministeriale.
Certamente si sta aprendo una stagione nuova per la Chiesa. Lo Spirito sta suscitando speranza e gioia attraverso i gesti e le parole di Papa Francesco. L’esortazione apostolica “La gioia del Vangelo”, letta e meditata nella preghiera, può costituire per ogni cristiano, ma anche per le persone di buona volontà, una proposta concreta per rendere attuale il messaggio di Gesù e dare speranza agli uomini.
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