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Chiesa

MEDJUGORIE TRA DI NOI

ANNALISA MOTTA - 29/11/2013

La comunità di Leggiuno ha incontrato domenica scorsa la veggente di Medjugorje Marija Pavlovic. Quando sui maxi schermi, dentro e fuori la chiesa, il viso di Marija si è volto in alto, la voce spezzata nel bel mezzo di un’Ave Maria, tutti ci siamo zittiti fissando quella donna di mezza età, madre di quattro figli, i tratti un po’ affaticati dall’influenza incipiente, che proprio qui, nella parrocchiale del nostro paese, aveva la visione della Madonna; come se guardandola intensamente potessimo vedere anche noi, attraverso di lei, quella “Gospa” che da più di trent’anni le appare ogni giorno. Chiesa straboccante di fedeli, sagrato strapieno, circolazione del paese modificata: insomma, un avvenimento, per Leggiuno.

Ma per ciascuno di noi, cosa ha voluto dire, cosa ci è rimasto “attaccato”, al di là e dopo l’emozione di un incontro straordinario? C’è chi, dopo un pellegrinaggio a Medjugorje, ha cambiato completamente la sua vita, avendo trovato il tassello mancante nella sua ricerca di Dio; e chi ha pianto di commozione ma ha poi archiviato l’esperienza. Come mai?

Sembra che la Madonna abbia lo stesso stile di papa Francesco (o viceversa!) quando ripete fino alla nausea le semplici parole di Gesù: convertite il vostro cuore e credete in Dio. Tutto qui? E i segreti? E le rivelazioni? Perché è qui che ci prende la voglia – o l’ossessione – del miracolo, dell’emozione forte, del soprannaturale; quella che ci incolla davanti alla tv a seguire i delitti più sconvolgenti e gli scandali più torbidi. Quasi che la banalità del quotidiano non riesca a dare un senso alla vita.

Invece: Marija era una ragazza come tante altre, nel 1981, quando la Madonna per la prima volta apparve a lei e ai suoi compagni della parrocchia; ragazzi tanto normali, che faticavano a credere che la Madonna potesse apparire proprio a loro, tanto da averne paura. Poi, la loro vita è cambiata: ma non perché abbiano fatto gesti spettacolari o scelte estreme. Si sono fidanzati, sposati, hanno un lavoro, dei figli. Quello che è straordinario è il cambiamento del loro cuore e una vita totalmente affidata a Dio, e perciò pienamente felice: “Ci siamo innamorati della Madonna” ha ripetuto Marjia “ e grazie a Lei abbiamo messo Dio nel primo posto della nostra vita”. E ancora: “Non importa chi siamo, da dove veniamo, quale colore della pelle o quale livello di istruzione abbiamo. Il Padre celeste ama ogni uomo e chiama ogni uomo per nome: la Madonna ci fa capire che tutti possiamo farci santi. Ma per diventarlo, dobbiamo convertire i nostri cuori e aprirli a Dio. Questi trent’anni ci sono voluti tutti, per fare a poco a poco questo cammino”.

Quindi, del tempo dato per un cammino: eccola, la chiave che può prolungare l’emozione potente ma passeggera, in un ”sì” che accompagni tutti i nostri giorni.

“La Madonna” ribadisce il parroco don Walter Brambilla “è una madre che lotta, che tiene sotto il suo piede il serpente vivo del male per difendere la nostra fragilità. Se appare da tanti anni è perché vuole stare in mezzo a noi e sostenerci nel difficile cammino della conversione. Proprio come una mamma preoccupata per i suoi figli in pericolo”.

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