È una tabanca piccola, forse di mille abitanti. Circa una metà sono musulmani, e metà sono di religione tradizionale. Quando passavamo, tutti i giovedì, per andare a Gancodia (43 chilometri ), ci facevano cenno di fermarci… E un giorno mi sono fermato, sono andato a visitare la loro tabanca. Di fianco ad una casa avevano preparato una bella tettoia con i rami delle palme e tanti posti a sedere per adulti e per i bambini, circa un centinaio. Nel posto più importante c’era il fondatore della tabanca, futa-fula, venuto da Bafatà circa trent’anni fa e tanti Papéis (o Pepelis), partiti da Biombo o da Quinhamel una ventina di anni fa.
I presenti alla riunione di quel giorno erano soprattutto Pepelis, una sessantina di adulti ( uomini, donne, studenti) ed una quarantina di bambini.
Come state? Cosa volete? Risposta: insegnaci a pregare come stai facendo a Gancodia.
Comincio. Dio è Padre di tutti i popoli, Dio è Padre dei Pepelis. Mi interrompono, battono le mani. Dio vi conosce per nome, vi vuol bene. Vuole che viviate in una fraternità grande come il mondo. Avete tanti bambini belli e simpatici… battono le mani di nuovo.
Mani in alto. Preghiamo! Padre Nostro…
È stata un’ora di paradiso. Tutti attenti e sorridenti.
Poi le domande, tante e belle.
Infine la visita alla scuola. Sanno che per me la scuola è fondamentale. Quella di Gancodia, che alcuni di loro conoscono, è un gioiello, con le mattonelle.
Andiamo dunque a visitare la vostra scuola di N’Biro. Si va a piedi, circa duecento metri, quelli che mi accompagnano sono una ventina, c’è anche il fondatore della tabanca e tre giovanotti alti come me… una casa di paglia… senza finestre, senza banchi, buia, termiti da tutte le parti, pezzi di tavola per terra… sono svenuto… i tre giovanotti mi trattengono, mi portano fuori dalla scuola… arriva una sedia… mi riprendo… Quando avrò ancora la forza di visitare di nuovo la scuola di N’Biro?
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