Varese terza città sperimentatrice del passaporto del volontariato dopo Milano e Gela? In proposito ho scritto all’assessore ai servizi sociali del Comune. Ho proposto, dunque, di fare del Comune di Varese un centro promotore di occasioni lavorative per i più giovani e anche del rinvigorimento delle numerose associazioni del terzo settore varesino. Ho chiesto all’assessore di fare propria questa iniziativa e di dare una attiva mano perché possa essere avviata.
Il passaporto è un documento volto a certificare le esperienze acquisite dai volontari svolgendo attività di cittadinanza attiva e solidarietà. Non ha valore legale ma evidenzia “capacità relazionali fondamentali in molte attività professionali” .
Il documento, composto, da una ventina di pagine, certifica i percorsi compiuti e le abilità che lo studente volontario ha acquisito partecipando alle attività del terzo settore che è molto ben rappresentato nel territorio comunale. Il diploma scolastico è, infatti, una credenziale sempre più valorizzata da aziende ed enti, perché impegnarsi dentro un’associazione di volontariato significa aver acquisito competenze relazionali che si rivelano fondamentali in molte attività professionali”.
L’obiettivo finale è arrivare a copiare l’esempio francese, dove dal 2007 le attività di volontariato non solo vengono inserite nel curriculum personale, ma servono anche a giovani e disoccupati a trovare lavoro più facilmente. Il tutto grazie al Passeport benevole, in cui vengono certificate e garantite le proprie prestazioni del settore. Su quattordici milioni di persone, tanti sono i volontari in Francia, oltre ottocentomila hanno il passaporto. Funziona allo stesso modo più o meno anche in Germania, Svizzera, Estonia e Austria.
La mia speranza è che l’assessore possa promuovere una azione volta ad attirare il maggior numero di giovani, e anche di operare in questo periodo di crisi. Di effetti benefici del volontariato parla anche il CEV, il centro europeo del volontariato che afferma come per ogni euro impiegato nelle organizzazioni del settore, si producono servizi e si crea un valore pari a oltre 13 volte il denaro investito.
Non è però così semplice arrivare a organizzare tutto il percorso per l’istituzione del ‘passaporto’: almeno in Italia bisogna prima sfidare lo scetticismo dei dirigenti scolastici.
Per questo ho scritto per conoscenza anche al dirigente scolastico provinciale o provveditore agli studi. Non solo i dirigenti scolastici sono il problema. Poi bisognerà seguire un tavolo tecnico con docenti, dirigenti e rappresentanti delle associazioni di categoria per stabilire le linee guida e progettare insieme i percorsi di volontariato.
Attraverso il passaporto intendo si possano incentivare i ragazzi a entrare nel terzo settore. Sarebbe per questo utile magari ricorrere al tema dell’Expo così da rendere l’argomento più affascinante per i ragazzi.
Un’iniziativa volta a coinvolgere di più i ragazzi nel mondo del volontariato farebbe bene prima di tutto a loro. La idea del passaporto del volontariato va in questa direzione. L’importante è che l’iniziativa non si fermi a qualche timbro su un similpassaporto. Intendiamoci: già così si tratterebbe di un lungo passo in avanti. Si può, però, fare di più.
Esperienze plurime e di lunga data insegnano che chi scopre da giovane l’emozione dell’aiutare gli altri, poi ne ha la vita cambiata. Un altro discorso sarebbe riconoscere e certificare le competenze che i ragazzi possono acquisire tramite il volontariato. In questo modo, si aiuterebbero i nostri giovani a dare un senso ai momenti difficili della ricerca del lavoro e nello Stesso tempo, ad acquistare esperienze da scrivere nel curriculum. Senza contare, che a qualcuno il non-profit potrebbe davvero offrire opportunità di occupazione (con più forza, intelligenza e tempo si possono, infatti, promuovere attività partecipando a bandi di concorso sia regionali e nazionali e europei). Tutto questo però può essere fatto solo a due condizioni. La volontà politica di portare a termine il progetto. E la collaborazione della scuola. A partire dai dirigenti scolastici.
Ho chiesto all’assessore se fosse interessato a un incontro per discutere della proposta e ho chiesto, all’uopo, di assumere preventivamente ogni informazione operativa e utile presso i comuni indicati, che già hanno assunto provvedimenti a favore del passaporto. Spero che questo appuntamento possono divenire una realtà.
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