Recentemente ho partecipato a Milano ad un convegno promosso da una società scientifica di medici internisti di cui faccio parte, la Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri internisti (FADOI), che vedeva alcuni giovani medici come relatori; io, così come altri primari di reparti internistici lombardi, ero intervenuto in qualità di moderatore. Uno dei due relatori della sessione che dovevo moderare era il dottor Josè Vitale, dell’Ospedale di Circolo di Varese, che io non avevo ancora avuto il piacere di conoscere. Il dottor Vitale, contrariamente a quanto si sarebbe potuto pensare in base al suo nome di battesimo, era italianissimo e quel nome derivava dal fatto che il padre era un tifoso di Altafini ed infatti la pronuncia della i lunga era quella argentina, con il suono dolce, così come eravamo soliti chiamare il famoso centravanti e non quella spagnola, con il suono gutturale.
In una mail che mi aveva inviato in preparazione all’evento Josè mi aveva scritto un post scriptum che mi aveva assai incuriosito e che suonava più o meno così: “Grazie per l’ecografo della Geriatria, che mi ha salvato”.
Così quando ci siamo incontrati di persona gli ho chiesto a che cosa si riferisse con quella frase; il giovane medico mi ha spiegato l’arcano: da tre anni prestava servizio presso il reparto di Geriatria dell’Ospedale di Varese ed essendo un cultore dell’ecografia aveva avuto la possibilità di utilizzare l’apparecchio ecografico in dotazione al reparto, la cui acquisizione risaliva al periodo in cui io ero stato primario della Geriatria.
Josè Vitale sapeva tutto sul modo in cui ai tempi eravamo riusciti a procurarci quell’ecografo ed era ferrato anche sul mio curriculum vitae.
Così mi ha riportato alla memoria quel famoso spettacolo di canzoni napoletane e latino-americane, dal titolo “Napulitanata latina”, che avevamo promosso per raccogliere fondi per l’acquisto dell’ecografo; correva l’anno 2003 e grande fu il successo dello spettacolo, che si tenne in un teatro Apollonio gremito di pubblico: i cantanti erano tre tenori del coro della Scala, capitanati dall’amico Silvio Scarpolini; come madrina della serata intervenne Marina Salamon.
Devo dire che mi sono rallegrato molto di aver conosciuto un brillante giovane medico che, dopo vari anni, ha raccolto in Geriatria il testimone della mia passione per l’ecografia, nel frattempo però l’apparecchio che “ha salvato” Josè Vitale è un po’ vecchiotto: una promessa dell’ecografia internistica come lui avrebbe bisogno di qualcosa di meglio.
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