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Apologie Paradossali

A PROPOSITO DEL MALE

COSTANTE PORTATADINO - 22/11/2013

Sebastiano non approva. Sì, il mio amico Sebastiano Conformi mi ha mandato una mail per dirmi che non approva la mia ultima apologia (Il Papa e il nemico).

Mi accusa di cedere troppo facilmente, nella mia comprensione per il peccatore, ad un facile perdonismo, soprattutto nei confronti degli ecclesiastici amici dei mafiosi. Mi rimprovera inoltre di aver sostenuto che il “diavolo come persona reale” sia il male assoluto e che tutto il resto non conta, che possono essere facilmente perdonati anche i peggiori criminali, da Hitler ai violentatori di bambini, tanto la colpa è del diavolo. Concedetemi di correggermi, come permettevo, molti anni fa, agli alunni un po’ zucconi, ma volenterosi: provare a ripetere la risposta all’interrogazione.

Fare il male significa impegnare la propria libertà, volendolo, con “piena avvertenza e deliberato consenso”, in una azione che “si sa” essere malvagia. In un certo senso il male morale (non stiamo parlando di malattie, alluvioni, terremoti, ecc.) non si distacca mai dal soggetto che lo compie, non si oggettiva e quindi non può mai rendersi assoluto, non può annientare la natura umana di chi lo compie

Neppure il diavolo, so che è paradossale, è il male assoluto: esiste e l’esistenza è pur sempre un bene. Non si può dialogare con lui, non si può venire a compromessi, non c’è “patto col diavolo” che possa giustificarsi, perché è il menzognero e il tentatore e ha come fine impedire la salvezza dell’uomo, vuole renderlo simile a sé allontanandolo da Dio. E per ottenere questo si rivolge alla libertà dell’uomo, con lusinghe, seduzioni, inganni, illusioni… Non può agire da solo, non ha armi in mano o veleni che non siano spirituali. Perciò può essere affrontato solo sullo stesso piano, caro Sebastiano, rivolgendosi alla libertà dell’uomo, alla sua fragile volontà, alla sua coscienza spesso confusa, con un’arma che umanamente si chiama amore (agape, nel greco biblico) e nel linguaggio divino “misericordia”. Il male si combatte solo con il bene, amando di più chi è nella tentazione e nel peccato: sembra sciocco, superficiale, ma è così! E non dobbiamo nemmeno confondere il tentatore con chi subisce la tentazione e cade nel peccato e ne diviene la vittima.

Ce lo ha ricordato autorevolmente l’arcivescovo Scola con la lettera pastorale “Il campo è il mondo”: nel campo del mondo è arduo separare la zizzania dal buon grano e se bisogna aspettare il giudizio finale perché la giustizia divina ha tempi e modi e soprattutto scopi diversi da quella umana, ancora più importante è continuare a seminare il buon seme, affinché ci possa essere un raccolto.

Caro Sebastiano, spero di avere risposto al tuo dubbio, non ho affatto l’intenzione di essere condiscendente verso qualsiasi forma di prevaricazione e di ingiustizia umana; ammetto tuttavia di avere sbagliato l’indicazione del rimedio, ma la “Misericordina”, Papa Francesco l’ha messa in circolazione solo domenica.

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