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Attualità

SECESSIONE AZZERATA

ROBERTO GERVASINI - 22/11/2013

La battaglia di Curtatone e Montanara in un dipinto di Pietro Senna

Dobbiamo amare la nostra terra, le nostre tradizioni, ricordare i nostri eroi, le loro battaglie ed anche le nostre grigliate con le salamelle, momento cultural culinario sempre in voga.

In Regione Lombardia, nella nuova Giunta, vanno un po’ lenti su tutto, e nulla di significativo è finora arrivato in porto. Tante belle promesse e progetti ci sono, forse troppi, come ad esempio per la riforma delle ALER che vede ben cinque proposte della maggioranza, di cui solo due della Lega, distinte. Semm a post. Prima però viene il piacere e poi il dovere, pare d’intendere a noi tapini, perché invece il disegno di legge che istituisce una nuova festività regionale è in procinto di esser approvata. Laudamus.

Il partito della Lega 0.2 ha finalmente capito che la strada intrapresa a suo tempo dal Sindaco di Adro non è percorribile e che un amministratore, sindaco o governatore che sia, deve esser il sindaco ed il governatore di tutti e non solo del partito che gli ha permesso di poggiare le terga su qualche scagn o cadrega.

Ha scelto bene Maroni, diamogliene atto, imponendo come festività regionale lombarda il giorno 29 maggio. È un bel segnale che indica come siano ormai obsoleti vecchi e folkoristici rituali: a Pontida come al Monviso dove nasce il dio Po, o a Venezia dove sfocia, si fa per dire, o a Ponte di Legno, oppure in qualche consiglio di amministrazione, celtico o borbonico che sia, tra l’Insubria e Roma ladrona.

La scelta del 29 maggio è invece un segnale serio, importante, che di fatto azzera la battaglia leghista per la secessione e riconosce il valore di fratellanza e solidarietà di tutti gli abitanti della penisola.

Non solo, accontenta due irriducibili fazioni, la monarchica e la repubblicana e vedremo perché.

Il 29 maggio del 1848, alla periferia di Mantova, non lontano da Belfiore dove Radetzky farà impiccare anche due preti patrioti, studenti toscani dell’Università di Pisa, al comando dei loro docenti e associati ad un folto gruppo di studenti e coetanei napoletani, in tutto poche centinaia di uomini, digiuni di qualsiasi arte militare, riuscirono a ritardare l’avanzata delle truppe imperiali austro ungariche, finendo decimati.

Tra Montanara e Curtatone, privi di mezzi, docenti e studenti scrissero una delle pagine più commoventi di tutto il Risorgimento. La strada che unisce le due frazioni di Curtatone e Montanara porta ancora il nome di Strada dei toscani. La battaglia del 29 maggio è una sconfitta per i tosco napoletani ma il loro sacrificio non è vano perché l’imprevista ed eroica resistenza al grido di “Viva l’Italia” blocca l’esercito imperiale austro ungarico che, per le perdite subite, non passa all’inseguimento.

“… io son di quei che intrepidi contesero il passaggio
a trentamila austriaci il ventinove maggio… “.

La scelta del 29 maggio accontenta in modo spiritoso anche i cittadini di fede monarchica. In passato, fino agli anni quaranta del secolo scorso, la coppia reale veniva simpaticamente appellata con nomignoli risorgimentali, di ancor fresca memoria, appunto, “Curtatone e Montanara”.

Vittorio Emanuele III, basso basso di statura, veniva chiamato “Curtatone”, mentre la consorte, la regina Elena, nativa del Montenegro, non propriamente terra di marinai, veniva soprannominata “Montanara” senza intento dispregiativo essendo donna di grande cultura. Insomma è come la festa del 2 giugno, Festa della Repubblica ma anche giorno della morte di Giuseppe Garibaldi. Giorno in cui si può cantare l’Inno di Mameli piuttosto cha la Vispa Teresa come è accaduto nel 2011 in Prefettura a Varese, presente il Ministro Maroni. Siamo un Paese libero. Tutti son liberi di far uscire aria dalla bocca.

I soliti denigratori della Lega hanno recentemente insinuato che in realtà la scelta del 29 maggio riguardi un’altra battaglia contro l’esercito imperiale, quella del 1176, la battaglia di Legnano combattuta da Como e Pavia alleati col Federico IV di Svevia, un celtico vero dalla barba rossa, chiamato appunto Barbarossa, contro una lega di altri comuni lombardi. Non può essere, sarebbe la festa di una secessione tutta lombarda. E noi di Varese, schierati forse con Como, non potremmo neppure festeggiare. Faremmo la parte degli interisti che vanno a festeggiare le vittorie della Juve. Ma dai! Se fosse veramente così sarebbe per il governatore leghista un ritorno lirico folkloristico al passato, solo una festa del suo partito.

Torna alla mente Leopardi, divino: odo augelli far festa, e la gallina, tornata in su la via, ripete il suo verso.

W il 29 maggio 1848. Curtatone e Montanara e l’Europa in fiamme, rivoluzionaria.

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