Che l’allora trentenne Giovanni Beluffi fosse un artista vero lo scrisse chiaro e tondo Leo Spaventa Filippi già nel maggio del 1980. Così si esprimeva presentando una mostra in territorio varesino del ben più giovane collega, nato a Brescia e arrivato negli anni Sessanta dalla campagna cremonese con un diploma di agraria in tasca : “Abbiamo visto le opere di Beluffi a confronto nei concorsi dove è stato premiato ripetutamente con primi premi. Ha indubbiamente una qualità primaria di pittore”.
Severo con i critici di moda e fama, che riteneva a buona ragione inclini a “favorevoli e prezzolate presentazioni”, Spaventa Filippi sottolineava che mai avrebbe accettato di presentare un giovane pittore se non fosse stato più che convinto del suo valore. Silvio Zanella ne elogiò invece, in occasione di un’altra personale presso la Chiesa di san Rocco in Carnago nel 1986, “il colore teso e preciso espresso con paste dense e corpose che contengono la sostanza della natura avvolta in atmosfere luminose: un colore da pittore”. Tante altre sono oggi le importanti credenziali che Beluffi può mostrare a testimonianza preziosa della sua ormai più che quarantennale attività. A conferirgliele in tempi diversi sono stati, tra gli altri, Carlo Alberto Lotti e Marcello Morandini, Silvano Colombo e Luigi Cavadini, Lorella Giudici e Cristina Cagnola.
Il bravo critico Fabrizio Rovesti , che in Beluffi crede da sempre, è invece il curatore dell’entusiasmante antologica “Una storia naturale” che il comune di Castellanza gli sta dedicando nelle belle sale di villa Pomini. È proprio Rovesti a sottolineare la continuità di una ricerca che mai si è stancata di guardare oltre l’apparente, “nel tentativo di sondare la natura nelle sue profondità percepite, anche quando i più piacevoli esiti raggiunti gli avrebbero fruttato ulteriori premi ed acquisizioni”. Ma è poi lo stesso artista a raccontare di persona a chi lo avvicina in mostra di questa volontaria rinuncia al risultato facile, al premio che non si farebbe aspettare, visto che le comparazioni e competizioni coi colleghi lo hanno sempre ripagato positivamente. A lui importa ancor più gareggiare con se stesso, e non rischiare di ripetersi o annoiarsi o perdersi in percorsi facili e scontati. Chi conosce l’uomo sa della sua simpatia, della semplicità e modestia innata, della fierezza nel proclamarsi autodidatta e riconoscere come unica scuola quella del pittore Giovanni De Maria. Pur avendo fatto dell’arte e della ricerca della bellezza lo scopo principale di una vita, Beluffi non ha mai reciso i legami con la realtà quotidiana, né ha seguito le strade facili, e per mantenersi – e mantenere la sua libertà di artista – ha piuttosto scelto il sudore del pane quotidiano in una fabbrica tessile.
In mostra a Castellanza è la prova di quarant’anni di intenso lavoro e di ottima arte, dal 1973 al 2013, raccontati da un’ottantina e più di opere, tra disegni, pastelli, oli e acrilici – realizzati su tavola, carta o tela – tirati e diluiti questi ultimi come fossero acquerelli. Il percorso delle sale accompagna dalle prime opere degli anni Settanta e Ottanta – tra cui sono Aria di primavera, Inverno sul lago, Nella valle, già promettenti e subito segnalate o premiate per i colori decisi, i contrasti dirompenti e le forme non scontate – a quelle della maturità, le ultime prove dell’oggi, dove sul colore s’impone la luce in rarefatte atmosfere di algidi inverni o montaliane estati, nostalgiche evocatrici di un lirico “meriggiare pallido e assorto” (e non è un caso che alle opere si accompagni una felice scelta di testi poetici guidata da Alessandra Croci).
Scrive in catalogo Rovesti del progressivo trapasso di Beluffi dalla sua primitiva arte reale a un’arte “allusiva”, quella delle “emozioni sussurrate”, che guarda non solo al bello della natura – ai suoi luminosi laghi e corsi d’acqua, alle erbose tenerezze del paesaggio lombardo – ma anche soprattutto a una natura oltraggiata, che soffre le lacerazioni inflitte dall’uomo all’ambiente: come ad esempio in Paesaggio ferito del 2001 o Ai margini del bosco, dello stesso anno, dove è una fioritura di rottami colorati. E sottolinea lo stesso, in parallelo alla varietà tematica, l’evoluzione tecnica dell’artista, che trova la sua ragione nel sottrarre materia cromatica con “uno smagrimento del colore, facilitato dal trascinamento della spatola e sollecitato dal pensiero evocativo”. Il curatore della mostra si sofferma sull’uso del nuovo mezzo, l’acrilico privilegiato ormai all’olio, portatore di leggerezza.
Leggerezza che, abbracciando in toto i molti acrilici presenti in mostra, di reminiscenze ora turneriane ora impressioniste – si vedano tra i più recenti Scontro Frontale e In Volo (2013) – si rivela esemplare nell’opera In cerca di cibo ( 2012) di altissima levità descrittiva. Accanto ai paesaggi e alle nature morte sono i temi religiosi, da sempre cari all’artista e spesso donati o presenti nelle chiese del Seprio, ché proprio Castelseprio è la terra che lo ha accolto. Vogliamo citare qui Crocefissione, Resurrezione di Lazzaro, e Gesù cammina sulle acque, realizzate nel 2011. Particolarmente interessante è ancora l’interpretazione del tema della Resurrezione di Cristo. “In Resurrezione – scrive Rovesti – su di una base acquerellata grigio sabbia, una colonna vorticante chiara emerge da una massa scura e si leva verso la sommità” . Mentre in Caino, altra pregevole, recente interpretazione di Beluffi, è “un nucleo dinamico nero che affonda un aculeo nella Macchia rosso sangue di una presenza allusa, mentre dallo sfondo alto e tenebroso saetta una luce bianca che pare evocare le parole del Signore: che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!”.
È anche a quest’interrogativo che l’intera ricerca dell’artista approda. E da questa specifica domanda, sul peccato dell’uomo, che s’allarga all’universalità dei temi toccati da Beluffi, riparte il cammino che ancora lo attende. Un cammino certo più impegnativo, non scevro di sofferenza, ora che la sofferenza e le domande bussano e urgono alle porte di ogni casa e di ogni terra dove, sempre più spesso e vicino, risuona il passo incerto di chi arriva.
nelle foto una serie di opere recenti di Giovanni Beluffi
Giovanni Beluffi Una storia naturale. Opere dal 1973 al 2013 9 novembre – 1 dicembre 2013 Villa Pomini, Via don L. Testori 14, Castellanza (Va) Venerdì e sabato 15.00/19.00; Domenica 10.00/12.30-15.00/19.00 cultura@comune.castellanza.va.it
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