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Cultura

IL NOVECENTO SUL LAGO MAGGIORE

SERGIO REDAELLI - 15/11/2013

Il “Capronissimo” ai collaudi nel 1921

C’è anche la Biblioteca del Congresso di Washington fra i trecento associati a Verbanus, l’organo ufficiale della Società dei Verbanisti di cui esce in questi giorni il volume n. 33 del 2012. Quindicimila sono le pagine stampate in questa rassegna di cultura, arte e storia del lago Maggiore in oltre tre decenni. Hanno collaborato studiosi specialisti, docenti universitari e liberi ricercatori non solo verbanesi. Come ogni società storica, anche quella dei Verbanisti ha bisogno di continuo rinnovarsi e di attirare nuovi giovani per colmare i vuoti che si creano per fatale decorso del tempo, mantenendo alto il numero dei soci. Iscriversi costa trenta euro e dà diritto a ricevere la rivista (per chi è interessato: giorgio.marg@libero.it).

Non è un caso che Verbanus cerchi nuovi consensi aprendosi più che in passato alla contemporaneità. In questo numero oltre alla rievocazione delle giornate del ’98, con la rivolta che ebbe tragico esito a Luino, rivissuta da Vittorio Grassi attraverso le cronache coeve dei giornali verbanesi, si entra negli anni dell’ultima guerra. Quattro gli articoli. Due riguardano l’occupazione italiana in Jugoslavia vista da punti di vista contrapposti: uno nell’ottica delle “camicie nere” del battaglione Nizza attraverso le carte di un luinese, Carlo Pedroli, volontario, rivisitate con lo scrupolo dello storico dal figlio Alberto; si parla di truppe inviate in Slovenia alla guerra antipartigiana, trascinate dal generale Ezio Garibaldi nipote dell’eroe, che a Luino nel 1942 aveva incitato alla guerra patriottica per la riannessione di Nizza all’Italia.

Gli alpini della divisione Taurinense, di cui parlano Sergio Baroli e Pierangelo Frigerio, sono pure impegnati nell’ingrata guerra d’occupazione in Montenegro. L’8 settembre 1943 si ribellano all’intimazione di resa da parte dei tedeschi, molti cadono in battaglia alle Bocche di Cattaro, altri finiscono prigionieri in Germania e in buona parte si uniscono alla divisione di fanteria di montagna Venezia e all’esercito popolare di liberazione di Tito formando la divisione partigiana Garibaldi, del Regio esercito. Di ventimila in organico, torneranno in Italia, nel marzo 1945, in tremila. Il sacrario della divisione Garibaldi in Forcora di Veddasca ricorda i caduti e i cappellani fra cui padre Leone da Legnano. L’articolo raccoglie le testimonianze di alpini verbanesi e quella di Giosue Bonfanti tenente della Venezia, legato a Luino e a Vittorio Sereni (che gli dedicò la poesia Belgrado).

Di quegli stessi anni è il diario partigiano di Piergiovanni Scalabrino, pubblicato a cura di Leonardo Parachini con la collaborazione dei figli di Scalabrino (morto nel 2012). È la cronaca della guerra partigiana nell’Intrese fra il 1943 e il ’45, raccontata da chi la visse in prima persona. Un articolo di Enrico Fuselli ricostruisce invece, anche con documenti d’archivio romani, l’attacco alla caserma della Guardia di Finanza di Luino, nel settembre ’44, da parte di una banda di repubblichini contro i finanzieri sospetti di sentimenti antifascisti. Si torna al passato altomedievale della necropoli di Caravate e a quello feudale a Frino, con articoli rispettivamente di Marta Licata, con indagini paleopatologiche e di Monica Gagliardi, sulla base dei documenti riguardanti G.B. Morigia.

Leonardo Parachini ed Emilio Rossi rievocano l’uno la costruzione a partire dall’età napoleonica del bel palazzo civico di Pallanza, attuale sede del municipio di Verbania e l’altro la minuta amministrazione nei comuni rustici di Bassano, Tronzano e Pino, riguardanti nel ’600 il governo del territorio rurale. Per la storia religiosa, Enrico Mariani parla dei rapporti fra parroci e comunità del Cannobiese, mentre Frigerio tratta delle confraternite dell’Alto Verbano ambrosiano prima e dopo la riforma borromaica; rilevante la confraternita della Pietà di Cannobio, formata dai pubblici amministratori del borgo (podestà compreso) per celebrare con la costruzione di una chiesa il miracolo della Sacra Costa e del sangue, scaturiti nel 1522 da una figurazione su pergamena della Pietà, la deposizione di Cristo nel sepolcro.

Risale alla fine del ‘500 il pellegrinaggio a Santa Maria del Monte sopra Varese, con viaggio in barca fino a Luino, che si risolse in un naufragio con molte vite perdute, tanto da provocare la commutazione del voto con meta a Cannobio. La sezione artistico letteraria è aperta da Giancarlo Andenna, insigne medievalista di recente associato all’Accademia dei Lincei, da anni collaboratore di Verbanus che a Tagliacozzo, in Abruzzo, ha notato su un portale gotico del 1452 la “firma” dell’autore Martino di Biasca, lombardo. Due articoli celebrano il centenario dello storico della letteratura italiana Gianfranco Contini di Domodossola: il primo dell’allievo Romano Broggini, il secondo di Eleonora Bellini, già direttrice della biblioteca della Fondazione Marazza di Borgomanero, cui Contini donò i libri con dedica ricevuti da scrittori italiani del secolo scorso (Ginzburg, Chiara, Bevilacqua ecc.).

Ettore Brissa, presidente della Società dei Verbanisti e docente ad Heidelberg, studia la scuola milanese di Antonio Banfi e dei poeti che ne uscirono, Vittorio Sereni, Antonia Pozzi e, in questo caso, Daria Menicanti di cui analizza la poesia Il lago. Oscar Ravera e Maria Grazia Cuoghi delineano la figura di ricercatore scientifico di Edgardo Baldi che operò nel secolo scorso all’Istituto Idrobiologico De Marchi di Pallanza, del CNR. Infine per la rubrica Le vite e Tempo ritrovato, si alternano collaboratori redazionali (Giorgio Margarini, Beppe Galli, Massimo Parma, Francesco Parnisari, Gianni Pozzi) che alimentano una carrellata di brevi articoli distribuiti lungo le rive del lago come la storia del gigantesco idrovolante Caproni Ca. 60, soprannominato Capronissimo, concepito per rotte transoceaniche con cento passeggeri. Fu collaudato per due mesi nel 1921 ma alla fine s’infranse nelle acque del Lago Maggiore.

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