Ormai la diffusione dei social network (Facebook e Twitter e così via) ha raggiunto dimensioni incredibili. Com’è noto, il primo tende a collegare tra di loro persone che accettano di comune accordo di stipulare un “accordo di amicizia”, mentre nel secondo la persona scelta è automaticamente seguita da chi la seleziona: vedi il nostro caro papa Francesco, con milioni di followers.
Mi vorrei riferire a Facebook perché è quello più popolare rispetto all’altro. Gli indici di utilizzo stanno ormai travalicando ogni previsione e, come anche il sottoscritto, chi vi partecipa tende a mantenersi costantemente in contatto con gli amici, dai quali riceve in via continuativa notizie, fatti, idee sui quali formula il proprio “I like” o addirittura condivisione.
Un passo ulteriore riguarda il rapporto con il cosiddetto tempo libero, normalmente passato davanti al televisore, ove lo spettatore assiste passivamente a un canovaccio scelto da altri. C’è lo zapping che ci consente di passare da un canale all’altro, ma la sudditanza esiste.
Un altro passo e ci portiamo dentro una delle nostre famiglie alla sera. Se va bene si cena e il televisore è acceso e si commentano i fatti o la partita tra familiari e amici. Altrimenti, se vi sono ragazzi o persone giovani, squillano i segnali di notifica in continuazione e a quel punto addio commenti, addio attenzione alla tv, a meno che non vi sia la Nazionale.
Allora il futuro ci farà spegnere l’apparecchio? Niente di tutto ciò! È troppo importante il business economico indotto dalla televisione per cui Facebook è letteralmente esploso in America in commenti su un episodio di un seguitissimo serial.
Riprendo da un sito la notizia che “gli ultimi MtvVideo Music Awards sono stati visti in diretta tv da dieci milioni di spettatori, il novanta per cento dei quali era contemporaneamente su Facebook, generando la bellezza di 26,5 milioni di interazioni”.
In conclusione l’importante è curiosare e tentare di sviluppare una conoscenza e una informazione sui social, che non prescinda da una seria analisi critica sul valore della sfida tecnologica. Altrimenti dovremo sviluppare una classificazione oscena tra i cosiddetti connessi e gli altri, che con il passare dei loro anni rischieranno di essere degli isolati, con problemi socio psicologici che non ci immaginiamo neanche per le loro conseguenze su integrazione e carità.
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