Nulla hanno con sé, solo i loro bambini, affetti preziosi, unico tesoro.
Li tenevano stretti, né il fuoco, né il mare poterono separarli, giacciono insieme.
Avvinghiati l’un l’altro, abbraccio mortale, fuggiaschi e clandestini, accolti dal mare.
Voi, chiamati onorevoli, in comodi scranni seduti, con laute prebende e pensioni dorate.
Urlate, insultate, di loro non vi curate, per paura e sospetto clandestini li bollate.
A Roma in catacombe, cristiani per anni clandestini per la fede vissero nascosti.
Clandestini con onore carbonari e rivoluzionari preparano il Risorgimento, lottano per la Liberazione.
Davanti a quelle bare con altezzosa sicurezza ancora osate gridare reato di clandestinità.
Siete voi i clandestini, ai vostri privilegi incollati, senza nulla conoscere delle umane tragedie.
Voi i clandestini, ignari del bene comune, sottomessi e supini alla legge dei capi.
Non più onorevoli possiamo chiamarvi, finché di ipocrisie la politica infangate.
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