Numerose le novità che stanno maturando nel panorama politico provinciale. Nel PDL al di là dei riflessi del grande scontro lealisti-governisti non si sono mai attutiti i sommovimenti tra le varie anime locali di provenienza ciellina, laica-socialista o residual missina. Anche in settimana abbiamo recepito dibattiti e convegni con uno scontro che si sta estendendo verso Milano. Nella Lega padana non mancano le novità dopo che Roberto Maroni, soddisfatto della massima poltrona regionale, ha aperto la sua successione con un imminente congresso. E chi si rivede tra i non pochi candidati ? Addirittura il vecchio Umberto Bossi, disarcionato ma più determinato che mai a risalire in sella e a governare il Partito.
Chi ormai è in vista della conclusione congressuale nazionale è il PD che avendo esaurito, o quasi, tutto il percorso locale ci permette di avanzare qualche considerazione. Un percorso per la verità assai accidentato a causa di norme che qualche autorevole dirigente varesino del PD ha benevolmente definito “cervellotiche” e qualcun altro, più duramente, “regole da ospedale psichiatrico”. Sottoscrivo a due mani.
A Roma numerose teste d’uova (certamente un po’ stantie…), hanno impiegato mesi per varare delle regole che alla prova pratica hanno dato un risultato talmente deludente da indurre a bloccarle con urgenza, almeno nella parte dei tesseramenti last minute. Ma ormai il danno, se danno poteva esserci, era già stato fatto. I furbastri, approfittando di regole a larghe maglie, hanno fatto qua e là il loro disonesto lavoro. In provincia di Varese le scorrettezze evidenti, qui non importa definire da quale parte venute, sono state assai limitate ma possono avere influito sul risultato finale dato che tra i due maggiori contendenti alla carica di segretario della Federazione, Astuti e Carignola, la scarto è stato appena di una settantina di voti. Questo ha sicuramente procurato qualche ammaccatura nella vittoria di Samuele Astuti che speriamo sappia in futuro sanare con una avveduta gestione politica.
Di certo in questa tornata congressuale un rinnovamento è notevolmente avvenuto nelle file del PD favorito anche dal generoso ritiro di persone come Taricco, segretario provinciale, e Molinari, segretario cittadino di Varese. Generoso perché obiettivamente si trattava di dirigenti che avevano bene operato potendo mettere sul piatto la conquista al centrosinistra di importanti centri come Gallarate, Saronno, Tradate, Malnate, Cardano al Campo e di una quarantina di Comuni minori della provincia. E Molinari poteva vantare di avere condotto il PD alla conquista del primo posto nelle ultime elezioni del Comune di Varese, davanti alla corazzata leghista. Il tutto era stato frutto di una gestione collegiale del partito rimasta efficace fino all’anno scorso e talvolta criticata da chi la riteneva frutto di mancanza di chiarezza.
Con l’elezione di Samuele Astuti avvenuta nel modo e con le ammaccature prima accennate, l’immediato futuro non sarà più così. Falliti i precedenti tentativi di dare una soluzione unitaria al congresso federale, evidentemente per il dichiarato schieramento di Astuti a fianco di Matteo Renzi nella disputa nazionale, ora la situazione è assolutamente nuova e di non semplice gestione.
Il partito di fatto è spaccato a metà. Astuti non potrà esimersi dal primario compito di superare le fratture. In una parola dovrà svolgere un ruolo inclusivo verso le sensibilità che non lo hanno votato, attorniarsi di uomini altrettanto convinti di questo ruolo e prendere le distanze di qualche sconosciuto pasdaran che con un editoriale su un quotidiano locale ha preannunciato tutto il contrario. La strada non può che essere quella della collegialità degli organismi dirigenti sollecitando la collaborazione di tutti. Collegialità vuol dire discussione, confronto tra opinioni diverse, sintesi e decisioni. Non obbligatoriamente ma auspicabilmente unitarie. Il tutto nella chiarezza. Emblematico sarà il caso di Varese, il capoluogo, dove il comitato cittadino del partito e buona parte del gruppo consiliare si sono schierati con Carignola. Un problema per Astuti o una opportunità da cogliere per dimostrare quanto possa positivamente produrre una politica in unità di intenti?
Il nostro territorio pervaso da anni di profonda crisi economica (e perché no, anche morale ), un territorio destinato al declino ha più che mai bisogno delle idee, delle proposte e dell’impegno di un partito come il PD che sappia mettere in moto il suo patrimonio di energie e di passione civile. Sono i problemi del lavoro, della disoccupazione giovanile, della difesa del territorio ma anche delle diseguaglianze quelli che attendono risposte. Il PD ha bisogno di un progetto trasversale che metta insieme le questioni del territorio e del funzionamento del partito locale. Compito non semplice ma non impossibile se Astuti dimostrerà di conoscere le differenze, tra la gestione di una giunta municipale ed un partito politico e se saprà afflosciare la polemica sui doppi o tripli incarichi. Il nuovo segretario federale è tanto intelligente da sapere quanto siano impegnativi i suoi incarichi politici, istituzionali, professionali comprendendo molto bene che nessuno va considerato una sine cura.
Certo conterà anche la sua personale concezione del partito: uno strumento da mobilitare una tantum nei gazebo o una struttura permanentemente attiva sul territorio a contatto con le istituzioni e con tutti i problemi locali? Un partito che vuole azzerare le differenze tra iscritti ed elettori? Non mancheranno certamente e a breve i termini per avere delle risposte. Intanto nella prossima primavera contemporaneamente alle elezioni per il Parlamento Europeo andranno alle urne anche i cittadini di una ottantina di Comuni della provincia. Un banco di prova, per chi governa il PD, sapere scegliere candidati ed alleanze giuste, senza remore correntizie, non badando al colore dei gatti ma alla loro capacità di acchiappare topi (consensi e voti).
Tuttavia tutte le buone intenzioni trasversali per una saggia gestione collegiale del Partito saranno tra pochissimo sottoposte alla dura prova dell’elezione del Segretario Nazionale l’8 dicembre prossimo. Un altro problema dirimente e divisivo, perché in nessun partito al mondo ci sono congressi di sezione riservati agli iscritti mentre il segretario nazionale può essere scelto da chiunque passi per strada. E in nessun Paese al mondo si sceglie un segretario che, in modo automatico, diventa il candidato premier del partito anche quando in carica, in quel momento, c’è un premier dello stesso partito. Incongruenze, anomalie, che un Partito deve superare presto per non lanciare messaggi contradditori agli elettori e al Paese.
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