Il 22 ottobre scorso ho avuto la possibilità di partecipare ad una conferenza sulla situazione della Siria, promossa dal Centro Culturale Massimiliano Kolbe di Varese, il cui relatore era Gian Micalessin, inviato speciale de “Il giornale”, che ha vissuto in Siria alcuni mesi, realizzando dei documentari, che danno la possibilità a chi li vede di immedesimarsi con gli uomini e le donne che vivono in quella tragica situazione e “fare conoscenza” con il grande popolo siriano. Quello che infatti più mi ha colpito è stato vedere come delle persone concrete, pur immerse nel dramma della guerra, conservino tutta la loro dignità e il loro desiderio di vivere: dalla deputata cristiana al Parlamento siriano, che consola le madri in pianto dei soldati caduti, alla donna che vive con i suoi figli in una tenda di un campo profughi in terra libanese e che mostra una luminosità inspiegabile nei suoi occhi scuri, alla signora di Ferrara, che abita e lavora a Damasco da più di vent’anni e non vuole andarsene, nonostante i pericoli, perché dice che quella è ormai la sua terra e quello il suo popolo.
La Siria è abitata da comunità cristiane le cui origini risalgono agli albori del cristianesimo: in Antiochia di Siria i seguaci di Gesù furono chiamati per la prima volta cristiani, sulla via di Damasco, colui che poi divenne l’apostolo delle genti, fece l’incontro decisivo per la sua vita, in Siria è ancora in uso la lingua di Gesù, l’aramaico o siriaco antico.
Ora questa presenza cristiana bimillenaria, che ha sempre vissuto in pace con i mussulmani, è minacciata dalla violenza dei fondamentalisti islamici che combattono per abbattere il governo al potere, spesso provenienti da altri paesi.
Il 6 settembre scorso un gruppo di ribelli appartenenti ad una formazione legata ad Al Qaida è penetrata nella antica città di Malula, abitata in prevalenza da cristiani, uccidendo civili e devastando chiese. Per fortuna dopo pochi giorni l’esercito siriano ha ripreso il controllo del centro abitato, che è ancora però sotto la minaccia dei cecchini, appostati sulle alture vicine. Esercito siriano che difende la libertà dei cristiani di Siria, e quindi anche la mia.
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