Per ora non c’è alcuna conferma ufficiale della Soprintendenza per i beni archeologici, ma gli scavi in corso nella cripta del santuario di Santa Maria del Monte potrebbero riservare una clamorosa conferma di ipotesi storiche già fatte in passato, una scoperta che porterebbe indietro le lancette del tempo forse addirittura agli anni leggendari di Sant’Ambrogio. Durante gli scavi coordinati dall’architetto Gaetano Arricobene, direttore dei lavori ed eseguiti dall’archeologo Roberto Mella Pariani, sarebbero state trovate tracce (“lacerti”, dice l’archeologo, cioè frammenti, spezzoni) di una chiesa più antica. Il primo documento che parla di Santa Maria sopra Velate (identificata nella cripta) risale al 922 e i segni di una chiesa preesistente aprono l’affascinante ipotesi di un luogo di culto più antico.
In un articolo del giugno scorso pubblicato su Incroci News, il settimanale della diocesi ambrosiana, il progettista e direttore dei lavori scriveva che “dopo anni di studio e di sperimentazione, partono finalmente gli interventi per la riapertura di un luogo simbolo per le origini della fede al Sacro Monte di Varese e in terra ambrosiana”. Dopo avere descritto l’intervento di consolidamento, restauro e adeguamento impiantistico per rendere fruibile lo spazio, l’architetto spiegava che il progetto prevede la realizzazione di un impianto elettrico, d’illuminazione, climatizzazione e diffusione sonora nella cripta “grazie a canalizzazioni nel pavimento che ne ridurranno l’impatto”.
Non è noto se, e in che misura, ciò che sta emergendo nell’antica chiesa medievale – situata sotto la verticale del seicentesco altare di marmo da settanta tonnellate – inciderà sulla durata e sui costi dei lavori. Per restaurare la cripta del santuario si era fin qui parlato di ottocentomila euro coperti per il settanta per cento dalla Fondazione Cariplo e per il trenta per cento dalla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte. Tutto dovrà forse passare attraverso un supplemento d’indagine. L’intervento alla cripta è solo una tranche del programma più ampio sostenuto dalla Fondazione Cariplo per restaurare la rizzada della Via Sacra, la facciata del santuario, la cappella delle Beate e scongiurare il rischio di cedimenti alla XI cappella.
La cripta è un’aula di trentasei metri quadrati con quattro esili pilastri in pietra e una serie d’affreschi d’origine trecentesca. Fu la prima chiesa nota in cima alla montagna intorno alla quale si sviluppò il culto mariano e, nei secoli successivi, vi furono aggiunte altre costruzioni finché il santuario ha assunto l’aspetto attuale. Gli studi condotti dall’ingegner Lorenzo Jurina, professore del Politecnico di Milano, hanno dovuto tenere conto di complicati problemi di statica. La cripta subì un primo intervento di sostegno nel 1930 – ai tempi del cardinale Schuster – con la posa di sei pilastri di mattoni sormontati da due lunghe putrelle di ferro per sorreggere il soffitto. Le travi attraversano la cripta in linea orizzontale e reggono il pavimento su cui è posato l’altare del santuario.
L’architetto Arricobene osserva che “il progetto prevede un articolato e complesso insieme di opere necessarie per consolidare le volte della cripta, rimuovendo le pesanti strutture di presidio inserite nel 1930 e posizionando una struttura metallica, idonea a sorreggere il peso del sovrastante altare marmoreo, collocato nel presbiterio del santuario. Gli affreschi medievali nella cripta verranno opportunamente protetti per preservarli durante l’esecuzione delle opere murarie. Solo alla fine delle operazioni che comporteranno movimentazione di materiali e attrezzature, necessarie anche per realizzare gli impianti previsti, sarà possibile procedere all’effettivo restauro delle superfici decorate”.
“L’intervento di restauro risponde a una specifica esigenza di conservazione delle superfici decorate, che oggi rimangono parzialmente celate dalle strutture di presidio del 1930. In seguito all’intervento di consolidamento strutturale e alla corretta rimozione degli elementi portanti, costituiti da pilastri e putrelle, si renderà necessario intervenire sia sulle superfici affrescate che su quelle prive di decorazione, per risarcire le mancanze che verranno provocate e per consolidare le porzioni in fase di distacco, conferendo all’intero ambiente la dignità del luogo dove ebbe origine la devozione alla Madonna del Monte”.
“A seguito degli interventi previsti per rendere fruibile la cripta – conclude il direttore dei lavori – bisognerà intervenire sull’impianto di riscaldamento ad aria forzata del santuario che, impropriamente, oggi utilizza la cripta quale plenum dell’unità di trattamento dell’aria. I condotti dell’aria, sia di mandata sia di ripresa, la stessa unità di trattamento e la centrale termica subiranno consistenti interventi di modifica per rendere l’impianto efficiente, adeguandolo alle normative vigenti. L’efficienza dell’impianto, una volta modificato, permetterà di contenere i consumi e di risparmiare sulla conduzione annuale del riscaldamento”. In tempo, si spera, per l’Expo 2015, la cripta diventerà un percorso artistico e storico museale di grande interesse e i turisti che la visiteranno saranno introdotti e accompagnati da una “voce guida” registrata in diverse lingue.
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