Nell’ambito del Premio Chiara Festival del Racconto 2013 è stata inaugurata al castello di Masnago la mostra Attraverso le soglie del colore dedicata a Gottardo Ortelli, che racconta il percorso cronologico dell’artista attraverso opere datate dagli anni ‘60 al 2000.
Nato a Viggiù nel 1938, Ortelli studia a Milano all’Accademia delle Belle Arti di Brera, ove nel 1962 diventa assistente alla cattedra di pittura, e poi titolare della cattedra stessa. Nel 1963 inizia la sua attività espositiva con mostre personali in importanti gallerie italiane; dagli anni Ottanta è presente in importanti spazi pubblici: la Sala Comunale d’Arte Contemporanea di Alessandria, il Padiglione d’Arte Contemporanea e il Museo Permanente di Milano. Partecipa alle più importanti rassegne collettive del secondo Novecento: la Biennale di Milano e quella di Venezia, la Quadriennale di Roma…
In tutto il suo percorso pittorico esiste un elemento costante: il colore.
Agli esordi, negli anni sessanta e settanta i suoi lavori sono contraddistinti da una pittura analitica che gioca sull’uso di spazi ampi e che usa il colore in una dimensione geometrizzate che suggerisce pensieri sentimenti emozioni. Scrive nel 1977 Guido Ballo: “motivo di fondo… è l’obliquità delle linee sulle superfici cromatiche… corrisponde a una concezione esistenziale, al dubbio di vivere…che sono risolti con distacco mentale in concretezza plastica… l’incertezza diviene un tema poetico”.
Dopo una breve parentesi figurativa, Ortelli inizia un percorso nuovo: usa il colore come strumento, come mezzo per esprimere la profondità del proprio io, svincolato dalle regole di una geometria fredda e costrittiva. Il colore è lo strumento che offre una visione del reale che soltanto lui, il pittore, novello ‘fanciullino pascoliano’ , riesce a cogliere e a fissare sulla tela.
La pittura diventa linguaggio totale: segno dipinto segno disegnato segno plastico. Pare quasi che il viggiutese voglia compiere un’ascensione spirituale nel colore che rende abbagliante, infuocato per comunicare gli slittamenti del sentimento parallelamente a quelli del colore.
Scrive nel 1993 Giovanni Anzani: “Dalla concezione della pittura come dimensione interna del pensiero, muove la pittura di Ortelli…. il quale qualifica il suo lavoro con una risoluta messa a fuoco del corpo della pittura”.
Il pittore sa parlare del travaglio della vita e per esprimerlo usa un linguaggio che procede nella ricerca del senso dell’esistenza. “Dipingere – scriveva Ortelli – significa riaffermare con forza i valori della spiritualità e misurarsi con l’intemporalità… significa affidare all’opera la testimonianza intera del suo senso”. L’uso sapiente del colore conferisce luce, ritmo e profondità alle immense tele che occupano lo spazio espositivo: una dimensione spaziale tridimensionale, inusitata tutta giocata attraverso la forza dei rossi dei neri dei verdi degli arancioni, tutti declinati in mille sfaccettature di toni e di nuance che rendono palpabile lo sforzo per trasferire l’interiorità nello spazio esterno.
Ortelli rende fisico, materiale il pensiero usando il colore, come testimoniano i titoli dati alle opere: ‘Immersione totale’ ‘Disseminazione’ ‘Derive’, ‘Slittamenti’ , ‘Erratico’ ‘Dimensione laterale’ . Le opere sono frutto di una dialettica costante tra io e non-io, tra pensiero e materia: alla fine di un conflitto intenso, il pensiero domina espandendosi e rendendosi percepibile oltre i suoi confini intrinseci in uno ‘spazio vitale’ unificato, concretizzato appunto nel colore. Tra i lavori esposti a Masnago c’è ‘Orbis pictus’, realizzato per il PAC nel 1984, vera ‘summa’ di tutta la poetica del maestro, e ‘Grande traversata’ del 1985, che Viclinda Franzi Ortelli ha donato al Comune di Varese.
Gottardo Ortelli Attraverso le soglie del colore Castello di Masnago- Varese 19 ottobre 2013 – 12 gennaio 2014
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