“Piero Chiara è stato per il PLI più un nume tutelare che un protagonista dell’azione politica. Era un intellettuale amico di Sciascia e di Guttuso e fu solo il referente, il simbolo del PLI nazionale. Con il proprio nome, il prestigio e la mediazione consentì di allineare Varese alla linea romana del partito, il PLI dei Malagodi e degli Zanone che il focoso e brillante capo della gioventù liberale di allora, Piero Ardenti, aveva messo in discussione”. Lo ha detto Giuseppe Zamberletti, parlamentare e ministro DC per diverse legislature, intervenendo alla serata su Piero Chiara e la politica che si è tenuta a Palazzo Recalcati, relatrice Serena Contini con la partecipazione di Romano Oldrini e l’assenza per indisposizione dell’altro ospite Ferruccio Zuccaro, che di Chiara fu “compagno di sezione” a Varese.
Serena Contini, responsabile dell’Archivio di Piero Chiara conservato nel Comune di Varese, è una valente studiosa del romanziere di Luino. Si è occupata dell’edizione dei carteggi con altri letterati e giornalisti (Leonardo Sciascia, Carlo Sgorlon, Roberto Gervaso, Giovanni Comisso, Davide Lajolo, Giovanni Spadolini), ha portato avanti gli studi sul rapporto con il pittore Giovanni Carnovali, detto il Piccio, e sulla passione di Chiara per Giacomo Casanova (Chiara fu un riconosciuto casanovista e pubblicò opere di e su Casanova). Ora sta curando l’edizione dei carteggi tra Piero Chiara, Luciano Erba e Luciano Anceschi a proposito dell’ideazione e della pubblicazione dell’antologia poetica Quarta Generazione, che uscì per l’Editrice Magenta a Varese nel 1954.
La relatrice ha ripercorso le tappe della militanza dello scrittore nel PLI, sempre in bilico tra la politica e la cultura. “Lo stesso romanziere – ha spiegato – giustificava la sua adesione al partito con l’amore per la libertà, di cui vedeva il simbolo e l’emblema proprio nel personaggio storico e letterario di Casanova. Leggendo Casanova evadeva dal fascismo, a cui si era iscritto da giovane e da cui fu espulso per indegnità e condannato a quindici anni di carcere (cui si sottrasse riparando in Svizzera). Non stava “né con la cellula né con la chiesa”, voleva essere semplicemente un cittadino che contribuiva a creare uno Stato libero. Aderì già nel 1945 al PLI provinciale, di cui era elemento di spicco Maurizio Belloni, un avvocato milanese trasferitosi a Varese che aveva fatto la Resistenza come comandante militare, notabile dalle molte cariche, presidente tra l’altro dell’Aci e dell’Ente provinciale del Turismo”.
Il primo documento conservato nell’Archivio Chiara che prova la sua partecipazione alle riunioni del partito è del 1951, quando era segretario provinciale il ragionier Ferdinando Gaslini. Nel 1953 fu eletto e nel ’55 rieletto al consiglio provinciale.
Grazie alle sue doti di parlatore, percorreva la provincia e apriva i comizi di Belloni, candidato al senato nelle elezioni del giugno 1953, con l’estro comunicativo di un moderno uomo-marketing: una volta noleggiò un elefante del circo per promuovere lo slogan “Contro l’elefantiasi dello Stato vota PLI”. Nel 1952 fece parte dell’organizzazione della mostra dedicata al Piccio in occasione del venticinquesimo della costituzione della Provincia di Varese, organizzata dall’EPT, presieduta dal citato Belloni. Quello stesso anno l’avvocato Ferruccio Zuccaro diventò direttore del giornale liberale Il Contemporaneo, cui seguirono Il Cittadino Libero nel 1956 e L’Altolombardo tra il 1961 e il 1965.
Chiara curò con passione le terze pagine culturali di questi giornali (fra i temi trattati: la poesia, l’arte, il Risorgimento, la confederazione svizzera) che inizialmente interessarono le province di Varese, Como e Sondrio, ripiegando poi realisticamente su Varese, Busto e Gallarate. Dal 1959 assunse la direzione de Il Cittadino Libero e pubblicò un articolo su Giovanni Malagodi, nuovo presidente nazionale del PLI, di cui fu il delfino a livello provinciale. Si candidò a Luino alle elezioni del 1960 e il 30 ottobre uscì il numero speciale con articoli di Malagodi e Bruno Lauzi, il futuro cantautore allora segretario della gioventù liberale varesina. Ma alle urne Chiara non ebbe fortuna, perse le elezioni e non nascose la delusione per il risultato nella sua città natale. Nel 1974 sottoscrisse la petizione del Comitato nazionale costituitosi in difesa del divorzio che considerava “un diritto civile e una legge di libertà”.
Nel 1983 lasciò, dopo molti anni, la segreteria provinciale al termine di una vicenda poco chiara, accusato forse d’impegnarsi poco. Gli organi dirigenti nazionali lo vollero come vicepresidente del PLI nazionale e l’incarico gli valse le congratulazioni di Francesco Cossiga, conservate in Archivio e mostrate, con altre immagini documentarie e fotografiche dalla relatrice. Nel 1984 partecipò alle elezioni europee e, su La Prealpina, Max Lodi gli chiese perché un uomo di lettere dalla fama ormai consacrata volesse entrare in politica: egli rispose che il suo obiettivo era quello di favorire la fusione della cultura europea. Ricevette ventiseimila voti di preferenza ma, ancora una volta, non bastarono a eleggerlo. Nel 1985 scoprì di avere un tumore e fu operato. Il 2 maggio 1986 ricevette una lettera del segretario nazionale del partito, Alfredo Biondi, che lo invitava al congresso di Genova, ma le sue condizioni non gli consentirono di partecipare.
La conferenza si è conclusa citando l’unico libro spiccatamente politico di Chiara. S’intitola “Una storia italiana, il caso Leone”, pubblicato da Sperling & Kupfer nel 1985, in difesa del presidente della Repubblica Giovanni Leone che nel 1978 finì al centro di violente accuse per lo scandalo Lockeed (l’acquisto di veicoli USA da parte dello Stato italiano) a cui poi risultò estraneo, ma in seguito alle quali fu costretto a dare le dimissioni. Chiara consultò le carte e le memorie raccolte da Leone, intervistò numerosi politici e analizzò la famosa agenda di Andreotti di quei giorni, anch’essa mostrata alla platea dalla Contini. È l’onorevole Zamberletti a trarre le conclusioni: “Chiara nel PLI era funzionale al progetto di Malagodi e svolse a Varese, con onestà, questa funzione, aperto al dialogo, non settario. Ma il PLI aveva bisogno di un segretario capace di usare la mazza. Finita l’alleanza centrista, i liberali erano sul piede di guerra. Serviva un segretario diverso”.
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