Siamo nel mese missionario e nella nostra diocesi si celebra la Giornata missionaria mondiale con la veglia nel duomo di Milano dove viene consegnato il crocifisso ai missionari in partenza, nei prossimi mesi, verso le terre di missione per annunciare il Vangelo fino alle periferie del mondo come sottolinea spesso papa Francesco.
Tra i missionari già in terra di missione e che hanno ricevuto il crocifisso nella veglia dello scorso anno vi è un sacerdote ambrosiano fidei donum, ovvero che per un certo periodo concordato con l’arcivescovo si stacca dalla pastorale ordinaria in una parrocchia della diocesi per dedicarsi a un’esperienza missionaria: le modalità nell’esercitare il ministero sacerdotale e le problematiche sono ben diverse rispetto a qui. Si tratta di don Claudio Mainini nativo di Bernate Ticino, sacerdote dal 1987. Dopo le esperienze pastorali prima a Ferno poi a Milano Greco e ancora a Sesto San Giovanni e infine a Vigano, come parroco, dall’estate di quest’anno, completato un periodo di formazione e di apprendimento della lingua, si trova a Haiti, e precisamente a Mare Rouge, martoriato paese del Centro America tra i più poveri al mondo, devastato da recenti alluvioni che hanno reso la vita dei suoi abitanti al limite dell’impossibile, oltreché seminato morte e distruzione.
Da sue recenti comunicazioni via e-mail su questi primi mesi di esperienza, don Claudio ci testimonia da una parte una fede più profonda che in Italia che si esprime in una maggior intensità di preghiera; questo fa riflettere sul fatto che una società che vive in un certo benessere, nonostante la crisi economica, si dimentica facilmente di Dio rispetto a chi vive nell’indigenza o non ha praticamente nulla. Dall’altra emerge come il lavoro da compiere sia tantissimo e la sfida da affrontare sia grande.
Se, per esempio, ci sono tanti ragazzi che frequentano le attività oratoriane, la mancanza di spazi, di strumenti e di organizzazione limita molto i tentativi e le proposte che si avanzano; a ciò si aggiunge il problema della formazione degli animatori/educatori. Occorre davvero essere attratti dalla persona di Gesù e avere a cuore il bene di persone anche lontane dalla nostra mentalità, dal nostro modo di vivere, dalle nostre abitudini per lasciare tutto, quindi anche una parrocchia bene avviata e dove ci si trova bene per andare in terre lontane e portare un seme di speranza e spesso tanto conforto e sostegno umano.
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