Si concluderanno necessariamente entro il 31 dicembre le adozioni dei PGT (Piani di Governo del Territorio) nei Comuni che devono ancora completare il percorso amministrativo previsto. Il risultato ottenuto sarà solo quello di una normativa applicabile nell’ambito comunale.
Ancora si sarà rinunciato ad affrontare i problemi della città reale che non è più definibile, oggi, dai confini amministrativi. Ma che non può nemmeno essere considerata soltanto, come per l’area varesina, una città metropolitana. Sommatoria quantitativa di edificazione diffusa.
Si parla oggi, con insistenza condivisibile, della necessità di liberare la città dal dominio del traffico veicolare. Le circonvallazioni, le ‘bretelle’, i nuovi autosili dovrebbero consentire una veicolarità più accettabile. Si insiste anche sulla opportunità di riusare la bicicletta. La bicicletta piace. Nei supermercati viene offerta e venduta a prezzi convenienti. Si propone alle famiglie di mandare a scuola i bambini con la bicicletta.
Ma tutti noi abbiamo presenti i pericoli e i drammi del traffico anche in città, dove i percorsi non distinguono e non difendono il ciclista. Le proposte, azzardate, sono tuttavia indice di un desiderio nuovo che deve imporre soluzioni per l’organizzazione urbana.
Occorre anzitutto ridurre il traffico veicolare con una maggiore razionalizzazione del trasporto pubblico. Ricordo ancora una volta la proposta Oikos (la società che ha studiato il PRG in vigore), per una linea di tram moderno da Bizzozero a Masnago raccordata a una diversa ‘gemmazione’ delle linee degli autobus urbani.
Ma occorre definire anche in città percorsi indipendenti e protetti per chi si sposta in bici.
Penalizzando necessariamente i percorsi veicolari. Con la ciclabilità occorre favorire la pedonalità con marciapiedi più ampi, alberati, con attraversamenti stradali più sicuri. Si tratta insomma di ripensare la città a misura delle persone, valorizzando i luoghi significativi di incontro, di relazione.
Il PGT non dovrebbe quasi esclusivamente occuparsi della edificabilità dei suoli, ma soprattutto della qualità e della vita sociale nella città. Chi si sposta, anche nelle zone centrali, a piedi, deve sopportare il traffico che gli passa a pochi metri, che lo sfiora in continuazione. Che piacere prova il cittadino a camminare per la ‘sua’ città? I luoghi della storia di questa città sono davanti a lui, muti. La periferia è cresciuta come somma di edifici. Si è saldata alle periferie dei Comuni vicini. È ormai solo luogo della convivenza famigliare frequentemente isolata: non è luogo di comunità.
Parti della comunità si ritrovano presso le scuole materne ed elementari negli orari di apertura e di fine delle lezioni. Ed è un piacere vedere genitori e nonni che finalmente si incontrano e conversano: parlano della vita quotidiana, dei suoi problemi. Dell’educazione dei bambini. Le scuole sono diventate ‘luoghi’ necessari e graditi della Comunità. Ma allora il PGT deve preoccuparsi dei luoghi di incontro.
Deve valorizzarli in modo significativo. Con percorsi sicuri e piacevoli, pedonali e ciclabili che li raggiungono. Che evidenzino la loro centralità per la nostra vita.
Questo esige il ridisegno delle periferie, che non devono più essere anonima somma di fabbricati.
Le Amministrazioni comunali e coloro che si occupano di urbanistica dovrebbero, ne sono convinto, disporre della collaborazione di sociologi.
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