Abbiamo sentito al telefono Antonio Longo, Nino per gli amici, titolare del ristorante all’Isolino Virginia. Da nove anni garantisce al pubblico interessato a conoscere il sito Patrimonio Unesco con la sua attività e con il simpaticissimo servizio di trasporto con motoscafo dalla terra ferma: è molto preoccupato per il suo futuro a causa di sostanziale non chiarezza da parte del Comune di Varese.
Io ho portato numerosi amici da lui e vi assicuro che hanno apprezzato moltissimo il sistema di visita, ristoro e tradizione.
Ricorda il “gobbo” di quarantennale memoria attivato dal notaio Luigi Zanzi, natante che dalla Schiranna raggiungeva l’isola.
Abbiamo letto l’articolo denuncia della Prealpina del 22 di agosto: alberi secolari abbattuti e abbandonati, vero e proprio percorso di guerra, invasione di castagne d’acqua, si rischia che alla fine si formi una penisola.
Sfogliando gli archivi del Corriere della Sera quasi dieci anni fa a pagina 44 del 12 luglio 1994 Anna Maria Gandini scriveva: “Sos da Varese: salviamo l’Isolino Virginia, verde malato e discariche abusive accanto ai resti del villaggio preistorico in mezzo al lago di Varese nel quale sono conservati i resti di un villaggio preistorico oltre ad un importante Museo”.
Ma a proposito del Museo, per quale motivo quest’anno è stato aperto solo dalla seconda metà del mese di giugno e alcune volte chiuso nel week end? Aspettiamo chiarimenti o smentite più che volentieri. Ci pare comunque che il “pubblico” non stia facendo una bella figura, non tanto e non solo per la componente politica.
In numerosissime altre realtà c’è connubio tra iniziativa privata e autorità pubblica, si congiungono gli sforzi per operare al meglio e pare che il buon Longo sia addirittura sul punto di lasciare!
Sarebbe un benservito amaro per chi comunque per tutto l’anno ha rappresentato un punto di riferimento per il turista. I problemi vanno discussi e risolti, appianando eventuali incomprensioni. Chi ha girato qualche Museo, ed io l’ho fatto, trova numerosissime citazioni rispetto alla realtà varesina.
Occorre investire e realmente! Se il “pubblico” non può fare ciò, non deve trincerarsi nel ruolo dello studioso geloso della propria conoscenza ma lanci umilmente l’appello! Così hanno fatto illuminati predecessori e alla fine i risultati si sono visti (Santa Caterina del Sasso è un esempio, come il Chiostro di Voltorre e così via). Dal 1863 l’Isolino conosce una notorietà oggi purtroppo molto appannata rispetto ai desiderata degli studiosi e dei turisti.
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