Una maxi fotografia a centottanta gradi, che tien dentro Alpi e Prealpi in una sorta di scialle maestosamente spettacolare, dal Biellese alla Valle d’Aosta. Sullo sfondo magico del Monte Rosa, il lago di Varese, il Sacro Monte, il Campo dei Fiori. La striscia è lunga quasi tre metri, racchiusa in un pieghevole che si apre e desta meraviglia. Emozione. Passione. Tre sentimenti che Carlo Meazza, maestro d’immagini, ha provato nel ritrarre lo straordinario spettacolo dalla località Bellavista di Gazzada, già cara ad artisti e scrittori per lo stordente scorcio panoramico. E che ha deciso di divulgare, compiendo un atto d’amore verso la bellezza di Varese e lanciando un segnale d’allerta ai varesini, talvolta distratti da altro e non compresi della fortuna di cui godono.
Non sono frequenti, questi atti d’amore. Eppure Varese, come testimonia il piccolo grande capolavoro appena realizzato, li merita. Li offre. Li sollecita. Basterebbe saperne cogliere più spesso l’invito, corrispondervi, dare ciascuno secondo il suo talento. Il talento di Carlo Meazza mostra un segno, come tutti i talenti, di singolarità e ricchezza. Non è così facile proporre una striscia vedutistica che sia insieme dettagliata di particolari (centottantacinque citazioni di luoghi) e soffusa di poesia (un’aura impalpabile e però fortemente avvertibile). L’esito è l’incantato stupore di fronte a un racconto globale della natura, delle opere dell’uomo, del dono privilegiato regalatoci dal posto in cui viviamo.
Meazza cita, nella presentazione del lavoro, un brano del “Diario” di Guido Morselli: “Ieri sera, dal treno che mi riportava a Varese, ho assistito a uno dei più stupefacenti tramonti ch’io ricordi d’aver visto, in queste latitudini. Una profusione, una disposizione di colori e di forme aeree, indescrivibile e, vorrei dire, inverosimile. Qualcosa di sfarzoso, di paradossale, concepito, pareva, da una immaginazione accesa, intemperante, barocca”. Un quadro d’ambiente dipintosi da sé, e che ora trova collocazione nella cornice tecnica composta da otto fotogrammi scattati da una Nikon digitale. Un omaggio (un inchino) della modernità al mistero e al fascino delle origini.
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