Rientrato a Varese, per alcuni giorni mi sono mancati il clima mite, l’aria buona, la dolcezza dei luoghi marini di Campania. Poi il ritorno del sole, la luce azzurra e il verde incomparabile che la nostra città offre hanno salvato il mio amore per Varese da pensieri inquietanti e mi sono rituffato nella nostra realtà che di vivace, vorticoso e rumoroso ha solo il traffico, unico indicatore mai negativo in questo periodo di crisi.
La lettura delle ultime edizioni di RMFonline.it e delle prime pagine di Varesenews non mi ha denunciato novità angoscianti, semmai il perdurare del basso profilo della nostra situazione. Devo però dire che la lettura delle riflessioni offerte dalle rubriche curate da amici e colleghi una volta di più mi ha fatto pensare alle pessime scelte adottate da parecchi editori: buttati nel cestino, dimenticati per motivi anagrafici, giornalisti che sono veri patrimoni di esperienza e conoscenza.
Certamente la comunicazione è in continua evoluzione, muta metodo e forma: dai centoquaranta caratteri oggi imposti a chi vuole comunicare o informare è possibile che si passi presto a dei telegrammi, magari per la cronaca di un omicidio salvo poi, con l’accompagnamento di cori greci, ricordare in pompa magna la chiusura del bar Osvaldo.
La scrittura “giovane” ha una sua ragione e deve avere i suoi spazi, ma in certi casi non può non essere accompagnata da commenti e approfondimenti che sono garanzia di cultura e conoscenza.
È una garanzia anche in termini di professionalità e di responsabilità nei confronti della comunità. Sono convinto che il successo di RMFonline.it venga anche dal desiderio dei lettori di confrontarsi con persone in grado di dare testimonianza in ordine a problemi e situazioni essendoci disponibilità di spazi e tempi adeguati e l’ offerta di riferimenti credibili.
La lettura, per esempio, della elegante flagellazione inflitta sabato scorso da Ambrogio Vaghi al sindaco Fontana, la dice lunga sulla professionalità che ci vuole per una operazione del genere. Essa soddisfa pure le esigenze di una comunicazione e di una informazione che siano in qualche misura anche formative nell’ambito di una comunità. Oggi si vive di corsa, bombardati da centinaia di stimoli, dall’enfasi, dal culto del vuoto pneumatico.
Non ho dubbi: se devo cercare uno scemo del villaggio globale non punto certo su Balotelli, ma su chi gli appioppa scandali inesistenti o ne sfrutta proditoriamente la popolarità.
La carta stampata oggi trova nuove leadership nei giornali di analisi e commento mentre è in difficoltà, gravi, chi rincorre una tradizione che per ragioni di rapidità di informazione è da tempo passato remoto e come tale è destinata a soccombere nella lotta con i nuovi media. Nei quali però anche metodi e valori della modernità non trascurano modelli e certezze che risalgono tempo.
Non sono trascurati appunto la riflessione, l’analisi, la cultura dell’esperienza. Nel mondo piccolo di rmf si cerca di essere utili come un pensatoio, un semplice soccorso da offrire ai disperati che viaggiano in rete a mille notizie al giorno. E ad amici veri come i lettori della vecchia, cara carta stampata.
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