A che punto è Varese per l’Expo 2015? La città come si prepara ad accogliere due milioni di persone che arriveranno nella nostra provincia attratte dall’evento milanese, spalmate in un periodo di sei mesi? Se ne è parlato nel salotto di Bruno Belli con una folta rappresentanza di amministratori pubblici per l’annunciato incontro con i cittadini. Diciamo subito che sono emerse luci, ombre e qualche buona idea, per esempio la necessità di trovare uno slogan che valorizzi il nome di Varese nell’importante rassegna espositiva internazionale.
Luigi Barion, il leader del movimento 26 Maggio 1859 che negli ultimi anni ha rinfrescato la memoria alla giunta sulle benemerenze risorgimentali della città, ha proposto “Varese prima città d’Italia” riferendosi al fatto che fu la prima a essere liberata dal giogo austriaco. Altri hanno rispolverato un suggestivo concetto del professore Giuseppe Armocida secondo cui “Garibaldi è nato a Varese”, nel senso che il battesimo militare in Italia coincise con la battaglia di Biumo. Qualunque sarà lo slogan, scelto fra questi o altri, migliaia di depliant dovranno essere stampati e distribuiti alle porte d’ingresso dell’Expo e pubblicizzati sul portale internet.
In vista del 2015 si parla di centotrenta Paesi presenti, di quarantamila nuovi posti di lavoro, di trentaseimila volontari. Ognuno “spara” i propri numeri, ma che cosa è già stato fatto e che cosa resta da fare? Per l’assessore alla promozione turistica e al marketing territoriale Sergio Ghiringhelli “il cinquanta per cento delle opere è già ultimato. In ogni caso l’Expo non deve essere visto solo come un’opportunità fieristica e commerciale, ma come occasione culturale. Il tema è la fame nel mondo e Varese è all’avanguardia nello sfruttamento dell’acqua, nel riciclaggio dei rifiuti, nelle nuove tecnologie informatiche e può mettere in vetrina la ricerca sulla sicurezza degli alimenti al CCR di Ispra”.
Come va il turismo? Così così. Al Sacro Monte il museo Pogliaghi sarà forse riaperto in tempo dalla Regione Lombardia, il santuario e le cappelle hanno bisogno di manutenzione e si sta lavorando per il recupero della cripta, ma l’unica opera prevista è il discusso parcheggio alla Prima Cappella e ci si domanda se il 2015 arriverà con il cantiere ancora aperto. C’è il progetto di realizzare la nuova cartellonistica nel borgo che “dovrà risolvere i problemi d’accesso, ma senza esagerare – osserva Ghiringhelli – per non togliergli la silenziosa bellezza che tutti i varesini amano e vogliono conservare intatta”. Bisognerà piuttosto trovare il modo di pubblicizzare i sentieri del Parco del Campo dei Fiori.
Alessio Nicoletti, capogruppo del Movimento Libero in consiglio comunale, punta sul circuito botanico con tre percorsi di pregiatissime piante e invita gli amministratori a segnalarlo adeguatamente. La provincia di Varese ha ottocentocinquantamila abitanti, centoquarantun Comuni, due università e deve fare sistema, ha parchi unici come Villa Toeplitz e i Giardini Estensi e dovrà fare in modo di pubblicizzarli a Malpensa e sui voli internazionali. Per Simone Longhini, assessore alla cultura, Varese è la porta settentrionale di Milano e può intercettare flussi di visitatori: “Ma dobbiamo convincere i turisti a ritornare – osserva – Abbiamo incantevoli paesaggi, la stagione di drammaturgia sacra e la rassegna musicale, tutto dipende da quanti soldi potremo investire in promozione”.
E a infrastrutture come stiamo? Male. Da risolvere i collegamenti con Malpensa e, sugli otto km della linea ferroviaria Arcisate-Stabio, i cittadini sono ancora “ostaggi” dei cantieri chiusi e avvelenati dall’arsenico. Fabrizio Mirabelli, capogruppo Pd in consiglio comunale, assicura che la Pedemontana va avanti cinque metri al giorno e sarà forse conclusa a marzo 2014. Pazienza se Malpensa avrebbe dovuto essere un hub e si parlava della terza pista: al momento non ha collegamenti diretti con Paesi come l’India e la Cina che, nei prossimi cinque anni, manderà quattrocento milioni di turisti in giro per il mondo. L’agroalimentare è un potenziale business ma oggi vale appena lo 0,2 per cento del PIL provinciale. Eppure Varese galleggia sull’acqua dei suoi sette laghi, mentre il pianeta è pieno di aree dove si soffre la sete.
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