Grace ha trent’anni, vive nel nord Uganda, a Kitgum, era assistente sociale fin quando è stata colpita dall’Aids che le ha paralizzato completamente le gambe. A quel punto é rimasta senza lavoro. Ha una bambina di sei anni che va a scuola, e un marito che non vede più. Abita con la madre che aiuta lei e la bambina nelle cose quotidiane.
L’AVSI (Associazione Volontari Servizi Internazionali presente in Uganda, in Sud Sudan e in molti altri paesi), la segue nelle cure per combattere l’Aids attraverso il Meeting Point (punto di riferimento per i malati di questa malattia che in quelle zone colpisce l’8% della popolazione) e paga la scuola della bambina.
Grace dice, nella sua bellezza, con un sorriso: “Ho una carrozzella che tengo qui dietro, la uso ma le strade qui sono spesso molto viscide e le ruote così strette non riescono a non scivolare, poi le strade sono molto rovinate, piene di buche… ci vorrebbero delle gomme più larghe e meno lisce…”.
Grace è uno degl’incontri che la sorte mi ha assegnato durante un viaggio in Africa. Ho avuto la possibilità di andare nel nord dell’Uganda con altri quattro varesini: don Leonardo Bianchi della parrocchia delle Bustecche di Varese, il dottor Giorgio Salandini che in quei paesi ha passato buona parte della vita con la sua famiglia e dove sono nati alcuni suoi figli, Luigi Trombetta giovane parrocchiano anch’egli delle Bustecche e mia figlia Rachele. Il viaggio era iniziato nel sud Sudan ad Isohe, piccolo pese tra montagne verdi a circa duecentocinquanta chilometri ad est della capitale Juba. Il motivo di questo viaggio era legato alla festa di inaugurazione e benedizione delle tre campane che la parrocchia delle Bustecche, su proposta di Salandini, aveva regalato a quella di Isohe anch’essa dedicata alla Santa Teresa del Gesù Bambino come quella varesina. Il suono della generosità varesina si sente anche molto distante da Varese.
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